pugni stretti contro il terreno, digrignò i denti finché non sanguinarono e le vene sulla sua fronte imperlata non furono doppie
come cavi; mentre il dolore era insopportabile qualcosa dalla discarica sfrecciò nell’ aria verso la città a valle. Erano venuti anche
loro. Il dolore si trasformò in rabbia mentre una furia inumana
si impadroniva di lui, dovunque fossero andati, per quanto si sarebbero nascosti, lui li avrebbe trovati. “Vendetta” era quello che
la sua mente distrutta gli urlava. Ringhiando estrasse un grosso
contenitore metallico dall’ abitacolo e colpendolo con un calcio
fece scattare la serratura che tratteneva all’ interno una formidabile daga.
- Adesso non ghigni più? - sputò il Demone tra i radi denti mentre percuoteva il torace nudo del Serpente con una rozza mazza
dalla testa metallica.
Sul tetto merlato del palazzotto ricavato dalla punta di un enorme aereo di linea, Ashtur il Gobbo si godeva lo spettacolo, il suo
viso, troppo deforme per permettere alla luce di riflettere la sua
oscenità, era nascosto da un casco di un antico scafandro, con
un singolo oblò sul davanti,oscurato per non mostrare la sua
sgraziata condizione. La calda brezza serale accarezzava la sua
storpia figura, ricoperta di ricchi ornamenti su tutto il corpo,
adagiata su un trono di legno e metallo mentre il cielo notturno era rigato dalle scie di fuoco dei detriti spaziali. Il Serpente
aveva la testa china sul petto mentre le braccia erano attaccate in
alto, ammanettato alla struttura di legno che lo sorreggeva.
- Il mio signore verrà a vedere le vostre carcasse marcire al sole
di domani. Tutto accadrà stanotte e Pestilenza avrà una nuova
piaga. Niente più sarà come prima. - il serpente esordì sbeffeg22