che si scuriva. Un’ astronave lunga e affusolata come una torre,
squarciò le nubi precipitando dall’ atmosferae, mentre si schiantava al suolo a sud dalla città, l’oscena risata del prete riecheggiò
nella mente di tutti coloro che riuscirono a sentirla prima di essere inghiottiti dalla polvere.
1. Un’ ombra sulla sabbia
Le tende delle finestre frusciavano nel caldo vento notturno, creando giochi di ombre sul lastricato di pietra illuminato dalla luna.
Una giovane e snella figura si sporse stagliando la sua chiara figura contro il nero profondo della notte dei vicoli di Karak. Il
grazioso e perfetto viso, incorniciato da una chioma di vaporosi
capelli rossi, aveva un’ aria tesa e preoccupata mentre scrutava
le strade. Figure stravolte dal terrore urlavano correndo verso le
proprie case, barricandocisi dentro. Janara avanzò furtivamente, vestita soltanto di un perizoma, bracciali e gambali di cuoio
e un ampio mantello; i suoi piedi nudi non facevano il minimo
rumore sul selciato, silenziosa come solo uno della sua specie, i
Lupi, poteva essere. Aveva cercato a lungo dove fosse rinchiuso
il Serpente tra il caos che si era creato in cittàe finalmente, minacciando schiavisti spaventati e ubriachi nelle vie più oscure
di quel quartiere, era arrivata a sapere quale era stato il suo fato.
Il prete di morte, uno della oscura stirpe dei Serpenti, era stato
portato al palazzo di Ashtur il Gobbo, un ricco signore dei mercanti deforme dalla nascita, tollerato solo per il suo rango sociale.
Dopo la caduta della torre degli dei, il cielo aveva cominciato a
piangere fuoco e il grosso delle truppe di Karak era andato nel
caos credendo che i Quattro, Morte, Pestilenza, Guerra e Fame,
avessero riversato la loro collera sulla malsana città portuale. Janara osservò il palazzo che sorgeva su di un piccolo promonto-
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