china Voigt-Kampff e i pochi crediti rimasti in tasca. Non ebbero facoltà di scelta e la speranza di ritrovarsi su una colonia in
pace svanì alla luce dei bagliori che videro all’orizzonte, quando
mossero i primi passi faticosi su quel pianeta dalla gravità leggermente superiore a quella terrestre. Per obbedienza alle leggi
fisiche, ogni lampo era seguito da un boato talmente potente
da sconquassare le viscere dall’interno: il suo primo pensiero fu
per il corpo gracile di lei, che credeva incapace di assorbire tanta
devastazione, come un cristallo che va in frantumi sotto i colpi
di frequenze in risonanza.
Eppure Rachel dimostrò di avere una pelle più coriacea di un armadillo: la sua determinazione a limitare i danni nei corpi dilaniati dei soldati ( nell’unità ospedaliera in cui trovarono rifugio
ai margini della zona di guerra ) era un fuoco alimentato dalla
consapevolezza di non sapere per quanto tempo ancora avrebbe
potuto farlo. Era come se volesse compensare la presunta brevità
della sua vita con il numero di quelle da salvare.
Non vi erano ruoli definiti per chi, come loro, era clandestino su
un mondo in cui la guerra uccideva vite a un ritmo maggiore di
quante se ne riuscissero a salvare: chiunque aiutava come poteva, per quel che sapeva, e se non sapeva imparava. Ogni giorno,
a ore inaspettate, arrivava un numero di feriti sempre troppo
alto per le mani dei pochi chirurghi, per le braccia stanche delle
infermiere e per le poche medicine rimaste. Lui stesso, che fino
al giorno prima si guadagnava il pane ritirando corpi sintetici,
aveva dovuto imparare a rimettere insieme corpi di carne sanguinante, con un risultato non troppo distante da quello di un
bambino che ricuce il braccio dell’orsetto di pezza con ago e filo
della madre.
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