querce e, impettiti, scrutarono verso la sommità del sentiero. Il
vento gonfiò i loro mantelli come vele e per un istante i tre individui parvero come alberi maestri di possenti vascelli giunti in
prossimità di un’isola di pietra con la costa a strapiombo.
- Ce l’abbiamo fatta - disse una delle tre figure. Era una ragazza
giovane e bella. Sotto il mantello azzurro aveva una tunica indaco, aderente, che avvolgeva le sue forme sensuali lasciando
trasparire un seno procace e una vita generosa.
- Ne dubitavi, Seline? - chiese Martell, un ragazzo muscoloso,
imponente, vigoroso, protetto da un’ armatura in cotta di maglia
che luccicava agli ultimi barbagli di sole.
- No, certo, - rispose Seline - è solo che sono stufa di questo vento in faccia e del sapore della polvere in bocca -.
- Oh, per fortuna! - ansimò la terza figura - Sono esausto. Che ne
dite di riposare qualche istante e riprendere fiato. Ci aspetta la
salita di quel ripido sentiero e vorrei essere in forze per quando..
beh.. insomma, capito no? Martell si impettì e squadrò il ragazzo davanti a sé. Era un individuo mingherlino, quasi tisico, bianchiccio e alto, come il fusto
di un pioppo. Per un istante Martell fu tentato di canzonare l’amico come al solito, ma alla fine decise di essere clemente. Sospirò, lasciando affiorare un sorriso sulle labbra.
- Ascolta Marmotta, possiamo concederci solo qualche minuto.
Tra poco il sole tramonterà e nelle terre marce non è bene farsi
avvolgere dall’oscurità. - Martell ha ragione. - approvò Seline - Facciamo una breve sosta e non ritardiamo la nostra missione. Marmotta la guardò con aria stanca e disperata ma, osservando
la luce che brillava negli occhi della fanciulla, si sentì rincuorato.
I tre si sistemarono sotto una delle querce per ripararsi dal vento,
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