liquore.
Alla fine mi persi nei suoi occhi verdi. Rapito dalle sue labbra
porpora, in tinta col vestito. Gran cosa le donne: non c’è niente
di meglio per sentirsi vivi, per tirare avanti. Decisi di dimenticare le grane per un po’.
Genny mi montò in grembo a cavalcioni. Tirò giù la cerniera
lampo e scoprì le tette. Mi guardò dritto negli occhi e socchiuse
la bocca, invitante.
Baciai, morsi quelle labbra sbavate di rossetto. Quel collo esile, le
orecchie minute coperte di orecchini.
Frugai sotto la gonna, sondai con le dita le mutandine di newtex
lisce come cellophane.
– Cazzo come scotti, ma hai la febbre? – Domandai
– So solo che ho una gran voglia, sono tutta bagnata … – Ansimò.
Eravamo in mezzo alla gente ma nessuno faceva caso alle nostre
manovre. Qualche coppietta qua e là, si dava da fare allo stesso
modo.
Frattanto, in mezzo alla pista aveva luogo un mosh infernale nel
quale i corpi si avvinghiavano in una gigantesca mischia a tempo di musica.
Slacciai le stringhe del suo corpetto e le liberai i seni, presi a baciarli.
Genny s’impossessò della patta dei miei pantaloni, calò la lampo. Ce l’avevo bell’e duro come la pietra.
– Non avevi detto che non si sarebbe rizzato …
– Merito tuo ragazzina. Le abbassai le calze di nylon. Spostai di lato le mutandine. Era
bagnata, calda e invitante. Glielo misi dentro.
– Questo è un fottuto altoforno! 21