Invece davanti a me c’era un altro scaffale, alto e imponente,
che mi sbarrava la strada. Un vicolo cieco.
Data l’ora, considerai anche il fatto che forse la stanchezza
poteva avermi giocato un brutto scherzo, perciò continuai
il mio cammino nella direzione opposta, con il solo risultato di ritrovarmi di nuovo al vuoto lasciato dalle Rovine di
Alessandria. Per qualche inspiegabile motivo, stavo girando
attorno nonostante, voltatomi di nuovo, non ritrovassi l’apertura dalla quale ero tornato. Ogni volta dietro di me, c’era quell’alto scaffale. Eppure da quella direzione ero appena
venuto.
A quel punto, il panico prese il sopravvento.
Mi misi a correre istericamente, lasciando che la paura s’impadronisse del mio corpo, ma per quanto lontano fossi andato, per quante strade ero certo di aver cambiato, tornavo
davanti a quello scaffale incompleto.
- Ti starai chiedendo il motivo di questa “storia infinita”, o
forse sbaglio? -
Urlai. Ero così preso dall’agitazione che mi ritrovai ad urlare
quando, voltandomi, invece dello scaffale trovai un vecchio.
Questi si mise a ridere.
- Di’ un po’, ragazzo, ti sembra il modo di comportarsi alla
presenza di una persona anziana? Mi rendo conto di essere
molto vecchio, ma non pensavo di essere così spaventoso. mi canzonò, continuando a ridacchiare, poi l’espressione del
suo volto si fece più seria. - In effetti molti mi considerano
spaventoso, ma questa è un’altra storia. -
Mi misi una mano sul petto, quasi volessi trattenere il mio
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