la mia mente alla ricerca di una risposta, ma tutto quel che
riuscii ad ottenere fu che la sensazione di “già visto” si acuisse inesorabilmente, mano a mano che i miei passi mi avvicinavano al libro.
Ero così preso dai miei pensieri che mi dimenticai di segnare
nella mia mente gli spostamenti che avevo fatto. In un primo
tempo il fatto non mi preoccupò, sempre per la mia stupida convinzione dell’esistenza di un gioco di specchi, ma non
passò molto prima che sentissi l’insopportabile peso all’altezza del petto che prefigura un attacco di panico.
Dannazione, calmati è solo una maledetta biblioteca, continuavo a dirmi e stringendo i denti, riprendevo a camminare.
Come da copione, persi ogni cognizione del tempo, perciò
non sono in grado di dirvi per quanto altro tempo ancora vagai fra gli immobili giganti di legno. So solo che ad un certo
punto la mia mano, che era appoggiata sulla costa dei libri,
mi indicò che un posto era vuoto. Controllando i titoli dei volumi che precedevano e seguivano quel vuoto, come da copione mi accorsi che il libro che mancava era proprio quello
che stavo cercando. Eppure ero sicuro di averlo letto nella
lista dei volumi che erano stati riconsegnati.
Mi misi a ridere e scuotere la testa, rimproverandomi di aver
perso tempo e di aver perso la testa per il titolo di un libro
che probabilmente avevo letto per sbaglio fra le pagine di
qualche quotidiano, tempo addietro. Mi voltai e feci per tornare indietro, quando vidi che non c’era alcuna via d’uscita.
Nessun corridoio secondario, nessun gioco di prospettive
che nascondesse l’apertura dalla quale ero venuto. Perché
ero certo di essere venuto da quella direzione, i titoli dei libri me lo confermavano.
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