per ore.
Quando più tardi, già a notte fonda, si trovò nell’alloggio
assegnatogli, si distese nella branda senza svestirsi. Era
ansioso di scrivere, non sul taccuino degli appunti, bensì
sul suo diario. Nonostante la fioca illuminazione fornita
da una sola lampadina pendula dal soffitto, scrisse
ancora:
“ Il metodo di Mengele è sbrigativo e approssimativo,
seleziona i deportati da condurre al blocco 10 per i suoi
esperimenti facendoli semplicemente passare accanto
ad un muro, su cui è tracciata una linea alta un metro e
cinquanta. Tutti quelli che non arrivano a quell’altezza,
al di là delle condizioni di salute, vengono scartati. Tra
loro molte donne e quasi tutti i bambini. Mengele ha
la priorità nella scelta, dopo di che, gli scartati sono
accolti da un Kapo del Sonderkommando; mi sembra
di aver capito si chiami Mackiewicz. Lui li accoglie con
fare amorevole e non so perché ci tenga a recitare così
bene la sua parte, visto che vengono alloggiati solo per
una notte e l’indomani saranno tutti uccisi nelle camere
gas. Forse perché anche lui è un deportato, seppure
collaborazionista. Il senso di colpa del sopravvissuto?
Fuchs mi ha promesso che potrò assistere al processo
d’eliminazione e non mancherò al mio dovere, seppure
l’idea non mi esalti e il tono da lui usato suonasse più
come una minaccia. Inoltre, ha una brutta tosse che cerca
di mascherare, al pari di quella curiosa ferita al collo. ”
Geert posò la stilografica. Nonostante la stanchez za
non riusciva a prendere sonno.
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