ginocchia porta le mani alla faccia, dondolandosi come
l’inquilino di un manicomio. Un suono familiare e del tutto
inaspettato moltiplica i battiti del suo cuore. Voci! Voci
umane!
- Tommy, sei in casa? Tutto bene? Siamo noi... -
Williamson, Patchwork, Coleman! Benedetta sia la curiosità
umana! Benedetto l’impicciarsi degli affari altrui! Ai
colleghi non è sfuggito il pallore crescente, gli scatti di
nervosismo, le occhiaie profonde; dormire due ore a notte
non migliora certo l’umore, e tantomeno l’aspetto. E poi
l’episodio chiave: l’anziana signora Perkins, di cui da anni
Tom gestisce il conto corrente, cacciata in malo modo dagli
uffici, in un improvviso quanto inspiegabile eccesso d’ira.
Proprio lui, poi, considerato dai vertici come un impiegato
modello, paziente e anche troppo mite.
- Qualcosa non va. - Coleman si avvicina al buco della
serratura, sbirciando all’interno. - Le luci son o accese e si
sente un fracasso d’inferno, ma lui non risponde Patchwork suona con insistenza il campanello, mentre
Williamson scruta inutilmente attraverso le finestre
sbarrate. Frustrato, batte il palmo della mano sui vetri,
chiamando a voce alta.
- Tom, ci sei? Forse ha la tv troppo alta. O magari la radio. Patchwork fa una smorfia di disappunto, smettendo di
pigiare il tasto e incrociando le braccia, perplesso.
- Forse, Jack. Ma non mi convince. -
Fanno irruzione nel preciso istante in cui i tecnomostri
stanno per prendere il sopravvento, falciando gli ultimi
superstiti che cercano riparo tra le pagine ingiallite. La
grande storia madre, il ventre cartaceo che li ha partoriti,
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