come un’oasi nel deserto questo posto doveva aver conservato un suo ecosistema. Slacciò la daga dal fodero e iniziò a
farsi strada tra la vegetazione che trovò a mano a mano che
si avvicinava al fondo della valle. Alberi bizzarri come non
aveva mai visto carichi di frutti e fiori, forse dimenticati da
ere, ostruivano la sua avanzata, mentre intricate liane doppie come cavi d’acciaio ospitavano una colorita e rumorosa
fauna primordiale. Dopo quasi mezz’ora finalmente la foresta si aprì in uno spiazzo gigantesco e Kraban rimase a bocca aperta. Ciclopiche strutture in metallo, incrostate dal
verde che rivendicava il suo dominio sulla terra, riempivano la sua visuale. Quali mani immemori avessero costruito
questo luogo e perché era la cosa che faceva fremere la carne dello sciacallo. Un rumore improvviso svegliò Kraban
dal suo fantasticare. Il suo istinto animale lo fece rotolare
dietro una vetturina adagiata ancora sui binari che un tempo la trasportavano tra il complesso, ormai ricoperta di vegetazione, liane e ruggine. Cinque strane creature alte e
scure trasportavano una figura bianca sulle loro teste. Kraban imprecò Pestilenza a bassa voce quando si accorse che
la vittima era una donna nuda le cui bianche carni contrastavano nettamente con i peli scuri delle bestie che la sorreggevano. Questi non sembravano nulla di conosciuto, assomigliavano agli uomini come un bel sogno può
somigliare ad un orrendo incubo primordiale. Urlando, una
figura uscita da un edificio in ferro vicino alle creature fece
imprecare nuovamente lo sciacallo. Un Demone con una
frusta fatta di filo spinato ed uno strano fucile ringhiava ordini alle bestie, mentre queste con i loro piccoli occhi crudeli sembravano agire più per paura che per sovranità.
Aveva perso troppo tempo e loro erano già arrivati. Cosa
16