predatore denotava potenza e controllo ad ogni movimento
e il viso anch’esso segnato dalle cicatrici ospitava due occhi
gialli inconfondibili. Lo sciacallo era vestito con bracciali
di cuoio e pelle che gli coprivano avambraccio e mani fino
a mezze dita, mentre le elastiche e robuste gambe erano
coperte da pantaloni di pelle di animali rinforzati nei punti mobili,che a loro volta erano infilati dentro degli strani
stivali tecnologici che il vecchio non comprendeva. Dalla
pesante cintura pendevano varie piccole borse piene di attrezzi e cavi e il fodero della lunga daga.
- Solo un Falco poteva piombare dall’alto con tale potenza
omicida - ammise il vecchio ansimando.
Kraban si avvicinò alla croce e con un gesto della mano fece
compiere un arco di luce alla daga recidendo i legacci prima alle caviglie e poi ai polsi dell’uomo che cadde al suolo
come un sacco di patate.
- Vecchio, non pensare che il mio sia stato un gesto disinteressato. Se tu sapessi quanto mi costa ricaricare quest’arma, non basterebbe il resto della tua misera vita di lavoro
in miniera.
Il vecchio si issò a sedere, alzò lo sguardo sul Falco mostrando i segni del pestaggio sul viso.
- Dammi dell’acqua, maledetto sciacallo, non sei poi diverso
da loro.
Kraban slaccio l’otre dal cinturone, si inginocchiò e la tese
verso il vecchio. Quando questi fece per prenderla la ritrasse
- Facciamo un patto, io ti riporto al tuo villaggio sano e salvo e tu mi dirai quello che voglio sapere, considera in que-
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