dosi di corsa. Non poteva attendere. Balzò fuori dal nascondiglio saltando su un cumulo di vetture facendo fuoco con
la pistola a impulsi. Il più grosso dei Demoni, coperto da
placche di metallo disposte alla rinfusa a creare una grezza armatura, crollò a terra con il cranio disintegrato. Gli altri quattro non stettero a guardare lanciandosi all’attacco
con le rozze armi snudate e le bocche schiumanti. Kraban
saltò dal tetto dell’auto su cui si trovava e, mentre atterrava sull’asfalto crepato, una testa deforme spiccava da un
corpo, recisa grezzamente dalla sua daga. Rapido come un
fulmine fece fuoco al secondo che lo fronteggiò, eliminandolo con un fascio di impulsi che gli fece esplodere il bulboso torace. Soltanto i suoi sensi da animale predatore gli
fecero abbassare la testa, un istante prima che il terzo demone gliela staccasse dal collo con un colpo di una spada a
due mani ricavata da grezze lamiere metalliche. La spada si
piantò nel tetto di un autoarticolato rovesciato su un fianco. Kraban rotolò di lato e con un gesto fluido e naturale
infilò la daga nel petto del quarto Demone, che caricava con
una lancia arrugginita, fino a fargliela uscire dalle spalle.
Poi, roteando su se stesso, polverizzò il cranio informe del
maledetto che aveva appena liberato la spada, con un colpo di pistola a bruciapelo. Per un po’ solo il silenzio regnò
sulla scena di interiora e carne bruciata, durata solo pochi
sanguinosi secondi.
Il vecchio alzò la testa scarmigliata di capelli bianchi dal
petto in tempo per vedere il suo salvatore scoprirsi il volto.
Uno della stirpe dei Falchi era dinnanzi a lui. Ne fu sicuro,
infatti sul suo torace nudo, a parte le fasce di cuoio della
fondina della pistola, riconobbe tra varie cicatrici rossi tatuaggi simbolo del clan degli Alifuoco. Il fisico slanciato da
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