di, mentre mutano lentamente nei micro-combattenti dell’altra
fazione, in assetto da battaglia. Quanto è diverso questo schieramento! Ovunque spuntano armature e kimoni, caschi spaziali, braccia meccaniche, completi aziendali e mimetiche dai toni
troppo sgargianti, palesemente artificiali. È chiaro che gli esseri
usciti dalla libreria hanno libero arbitrio, ed è solo il carisma dei
comandanti che impedisce ai vari battaglioni di disperdersi o
eseguire manovre azzardate; invece questi si muovono a scatti,
procedendo all’unisono e senza un barlume di volontà. Simulacri, gusci vuoti infettati dalle macchine. Non si sarebbero arresi.
Se feriti, non avrebbero provato dolore. Se uccisi, sarebbero stati smembrati dai loro stessi commilitoni e utilizzati come armi.
Oppure avrebbero riassunto forme gassose, per essere inglobati
da unità più forti, come Tom aveva visto altre volte. Corpicini sintetici, senza alcuna passione, dubbio, ripensamento, pietà.
Malik Hover, il marine-ninja con poteri psi, protagonista di uno
dei suoi videogiochi preferiti, è a capo dell’avanguardia, un team
di androidi equipaggiati con tute stealth e fucili da cecchino.
Formano una cortina invisibile e letale, volta a difendere l’avanzata di carri armati e altre unità pesanti che strisciano alle loro
spalle. Ai lati del corpo centrale, due squadriglie di cartoni animati proteggono i fianchi dell’eserci ???
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