naio e Sharazad, appollaiati sul dorso del libro, controllano che
tutto proceda secondo i piani. Le creature, con organizzazione e
spirito di sacrificio che Tomas non aveva visto neppure alle parate militari della sua nazione, montano con le schegge di legno
e i pezzi di corda avanzati, una sorta di carrucola per agevolare la discesa agli animali che non possono utilizzare i rampini.
Stesse identiche operazioni vengono svolte ai piani inferiori da
altrettanti guerrieri, fate, mostri e spettri che, sotto la guida ora
del folle Amleto e del barone di Munchausen, ora di Sigfrido e
Vlad Drakul, si danno da fare per accogliere i cugini dall’alto e
compiere l’ardua impresa di raggiungere il suolo. Un quarto d’ora e, ai piedi della libreria, prende posto uno dei più stravaganti
e variopinti eserciti che l’umanità abbia mai visto. Oltre alle cavalcature e alle bestie da combattimento, diverse macchine d’assedio medievali, catapulte, trabocchi e balestre giganti trovano
posto tra un battaglione e l’altro, manovrate da gruppi di veloci
goblin, hobbit, humpa-loompa, furetti e lemuri parlanti. Temibili luogotenenti comandano le fila di squadre più o meno numerose, su tutti l’imponente mostro di Frankenstein, sbraitando
oscenità volte a galvanizzare lo spirito dei soldati zombie, lenti e
difficili da abbattere. Don Quijote è decisamente il più ridicolo:
in groppa a Ronzinante e col fido Sancho che gli sonnecchia di
fianco, impartisce comandi al vento, lì dove le sue allucinazioni
vorrebbero schieramenti di feroci mulini a vento. Trombe d’ottone e tamburi in pelle d’asino scandiscono il ritmo della marcia.
L’armata avanza implacabile verso il centro della sala, dove trova
origine la sterminata prateria bordeaux del tappeto persiano.
- Scarafaggi. Una fottuta invasione di scarafaggi, ecco cos’è. Adesso alzi la cornetta del telefono e chiami la disinfestazione. Questo è ciò che si agita nella mente di Debur, mentre il corpo
non riesce a staccarsi dalla statua della dea monca, nè ad aprire
27