WinterDoom
di Giov
anni di Micco
Nelle oscurità profonde della terra si stava per decidere il destino dei due regni. Nel mondo conosciuto mai nessuno aveva
osato avventurarsi così in profondità, in quello che era ormai un
luogo abbandonato da secoli, rovina di una civiltà oscura ed antica. Molti pensarono di scoprire cosa si celasse in quegli abissi,
ma avevano desistito per paura di risvegliare un male sopito da
secoli. Era il Gargaroth, la pozza buia, un luogo dimenticato tra
i picchi settentrionali del regno di Winterdoom.
All’interno di quelle viscere rocciose, il suono di pesanti passi
rimbombò così forte che l’eco di quei movimenti poteva quasi
essere sentito in superficie. Dopo un po’ un gruppo di grigie figure, avvolte nei loro mantelli, apparve dal nulla. Era una schiera di anime in fila ordinata, che avanzava accompagnando i loro
passi con canti dal linguaggio antico e sconosciuto. Non curanti
dello spettacolo naturale, fatto di stalattiti e stalagmiti dalle forme più bizzarre, proseguivano quasi ipnotizzati mentre il rauco
timbro delle loro voci ne accompagnava il cammino. Quella nenia, fatta di suoni gutturali ed in parte animaleschi, era un segno
evidente della natura non umana di quelle genti.
Erano orchi e le loro vesti indicavano chiaramente la loro appartenenza a qualche ordine sacerdotale. Portavano torce per
illuminare il cammino e, nonostante i cappucci alzati, erano ben
visibili i profondi occhi gialli che brillavano alla flebile luce del
fuoco.
Il gruppo giunto ad un bivio svoltò a destra e dopo non molto
tempo si trovò dinnanzi ad un baratro il cui fondo si perdeva
nelle viscere della terra. Non vi badarono e si diressero verso un
costone di roccia dove un piccolo argine ne permetteva il passaggio. Gli orchi presero quell’unica via d’accesso, ed una volta
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