più avventata di questa? Bastian si alzò con calma, si piazzò di fronte a Joje e immerse
le mani nel contenitore. Le ritrasse quasi subito, ma il diverso
era rimasto attaccato alle dita. Strano; troppo strano. La materia
appariva densa, ma non sembrava potesse restare in una mano
senza scivolare irrimediabilmente verso il suolo. E invece, non
un atomo di quella curiosa sostanza si separava dal resto; nel
momento in cui una goccia sembrava cadere verso il basso, ecco
che tornava a riunirsi al corpo centrale, prendendo a pesci in
faccia l’ onnipresente legge di gravità. Biff sbiancò. Iniziò a tremare come un sonaglio, puntando l’ indice contro il giovane
Cend.
-Madre mia, ragazzi, quella cosa è viva! È là, Dio, guardate! Ho
appena visto la forma di un viso e due occhi neri e profondi. Mi
hanno fissato! Lo giuro! Qualcuno a quel punto rise. In effetti Biff correva troppo con la
fantasia, e nessuno gli dava mai credito. Lo vedevi per ore alla
finestra del solaio della sua abitazione a guardare l’ orizzonte,
quella patina nera e impenetrabile che si diceva danneggiasse la
vista e la mente a chi osservasse di continuo. In quelle occasioni
sembrava un mozzo sulla coffa di una nave, quasi si potesse attendere il momento esatto in cui avrebbe gridato: - terra! Lo lasciammo così, impietrito e tremante, ansiosi di sperimentare quel gioco proibito e del tutto nuovo.
Fui io il primo a pensare che il diverso potesse essere usato come
una sorta di argilla; non so perché, forse fu l’ incoscienza tipica
dei ragazzini, ma l’ istinto di provare a plasmarlo secondo la mia
volontà fu più forte di me.
“Il bianco è assenza di colore”, così avevo sentito a scuola. E quella roba era bianca, nessun dubbio in proposito. La presi, rigirandomela tra le dita, mentre il suo profumo penetrante mi assaliva
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