Ma ormai il danno era fatto.
Prendemmo a sgattaiolare di notte dalle finestre, muovendoci
tra i rami degli alberi e giù per vecchie grondaie, solo per ritrovarci a giocare dove il mondo finiva; sapevamo che aprire volontariamente uno di quei barattoli significava la prigione a vita. E
avevamo la testa piena di storie fasulle e ripetute ossessivamente
dalle nostre madri, la solita vecchia solfa del tale imprudente che
ora dorme sul fondo dell’ abisso; o ancora storie di maledizioni,
serpenti a due teste e demoni cornuti che sarebbero usciti ad
azzannare la mano che avesse osato liberarli. Non ci importava
niente. Era iniziata l’ aperta sfida ai tabù degli adulti; ci guidava
il mero gusto di infrangere delle regole assurde, di combattere
un coprifuoco senza senso: se hai meno di 120 anni e non sei accompagnato da un adulto, l’ area del Golgo è vietata, dalle nove
di sera alle prime luci dell’ alba. Provate a prenderci, fessi!
Avevamo trovato un angolo tranquillo, al riparo da occhi indiscreti e pattuglie di sorveglianza, e nei primi tempi non facevamo altro che stare lì, a ripetere i giochi diurni dell’ ora d’aria,
quando restavamo prigionieri del recinto alle spalle della scuola.
Poi una notte, per un motivo stupido che non ricordo, Sebastian
Cend litigò con Joje, il figlio del sindaco.
- Non hai coraggio, sei una grossa pecora, proprio come tuo padre. Per questo Ena e le altre non ti degnano di uno sguardo. Le
ragazze le sentono queste cose... - Allora sta a vedere, idiota. Questo lo farebbe solo uno che di
co &vv???R?FfV?FW&R6V??F?&R?G&?6??;"?&66??6RV?6??FV??F?&R??&6RFV???W&?R??,:??G&??7GW?&RvV?W&?R??W77V??7&VFWff?76P?6?<:?f6??S??V??V?????R?6?R6WR6??V?VR6??V?&R?7V??W&f?v????7G&?F?7f?F???7V?G&?fV????GV?VS?6??:???6?F&F?FW76??6&W7F?66RF?f&RV?6?6?0???