ogni cosa. Il Re rimembrò quei due sentimenti ignoti che lo
colpirono tempo addietro, della granata deflagrata dentro di
lui e decise di conferire privatamente con quest’uomo.
Quando si furono accomodati nella biblioteca del castello,
discussero per ore su molti argomenti, come la pedagogia,
l’economica, l’etica, la religione e la guerra.
E più questi discorsi si ampliavano e più il filosofo faceva
voli pindarici, più Eddard diveniva timoroso e non riusciva a
chiedere ciò che voleva.
L’eminente saggio rimase alla sua corte per due settimane.
Fu servito e riverito come un secondo Re, passava la maggior
parte del tempo nella biblioteca ad espandere ancor di più
la sua conoscenza. Una mattina, però, Eddard fu svegliato
dall’annuncio che il filosofo stava per partire.
Con la sua caratteristica velocità infilò gli abiti regali: seta
rossa e lana nera per il mantello, placca pettorale di lucido
metallo e spada al fianco, seppur sovrano nel cuore rimaneva
un guerriero e mostrava sempre il suo amore bellico, le
braghe erano in tinta con il mantello.
Quando giunse al fossato, il saggio l’aveva già attraversato;
lo rincorse e gli disse queste parole:
- Mio buon amico, lasci la mia dimora all’alba come un
ladro? Perché non ti recasti da me invece di mandarmi un
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