- Addio, signor Creanky. - fu l’ultima cosa che sentì in quel
mondo che svaniva alla stessa velocità del casco che scendeva
per prepararlo alla guerra digitale. Strinse forte il bullone
nella grossa mano.
- Addio, mio Imperatore. - furono le prime parole, sussurrate,
di re Eddard. Non seppe mai dire perché si ritrovò già
incoronato e seduto sul suo scranno, ma poco importava,
era di nuovo felice.
Decise che il diciotto ottobre sarebbe divenuto giorno di
festa. Il più fastoso ed opulento banchetto che si potesse
concepire si sarebbe tenuto in onore del “Sovrano del
Sole e del Vento”. Molti pensarono che, in preda a follie di
megalomania, il Re si riferisse alla sua persona ma, quando
alla fine della prima festa in onore di questo Sovrano, egli
spiegò che doveva venerare una divinità che gli era apparsa
la notte antecedente la sua gloriosa guerra, tutti ne furono
felici e si accontentarono. O almeno, così sembrò.
Passarono alcuni anni, il regno crebbe e si consolidò, Eddard
agì come Ottaviano Augusto, circondandosi di artisti e filosofi.
Un giorno, giunse un uomo che era definito il più saggio di tutti
i regni, che la sua intelligenza fosse in grado di comprendere
52