con la sua TM molto simile alla terra. Ebbene, in questo suo
pianeta un popolo, dei certi Giapponesi, gli disse che l’energia
negativa del corpo risiedeva nelle gambe e nei piedi e che
per scaricarla bisognava stare con quest’ultimi sotto l’acqua
fredda che scorre a cascate o piantarli nel terreno. Ricordò di
avere dei vasi sul balcone, avrebbe dovuto piantarci qualcosa
anni orsono, ma lo dimenticò.
Uscì fuori e saltò nel vaso, affondando i piedi.
Stette ventisette minuti fermo immobile come un cretino e
non servì a nulla anzi, si sentiva ancora peggio: la pianta
era divenuta una quercia con rami appesantiti da stormi e
stormi di vampiri.
Saltò fuori dal vaso, pressappoco nello stesso modo in cui ci
era entrato, e decise che avrebbe corso per la città, lasciando
il balcone sporco e lurido. Spalancata la porta d’ingresso
con forza, ruppe il vetro che c’era al centro, non si curò
nemmeno di questo. Voleva solo correre libero come faceva
nel suo mondo perfetto, pieno di avventure infinite eternate
dai menestrelli. Ora si trovava su quel pianeta da cui tutti
fuggivano impauriti. Puzzava quella città, puzzava di muffa.
Si grattò il naso per scacciare quell’orrendo tanfo poi sputò
con sdegno. Salì sulla piattaforma magnetica fuori l’uscio e
dopo poco era già in strada. centottanta piani in pochi attimi.
46