Tutto bianco, Tutto intatto e distaccato. Edward si percepiva
completamente estraneo come l’olio nell’acqua.
Quei rettangoli alti con più di millecinquecento appartamenti;
panchine con meccanismi per tenerle sempre ad una
temperatura piacevole, marciapiedi automatizzati, ciclopici
lampioni, fontanelle, tutto completamente inutile. L’unica
cosa viva erano i Robot per la sicurezza e per la pulizia che,
noncuranti, volteggiavano intorno a lui.
Un Cleaner lo spruzzò con un getto violento di sapone che
immediatamente gli infestò e incendiò tutti e cinque i sensi:
il tatto erano inaffidabile, ogni cosa era ammantata di bianco
viscido; gli odori erano avvolti in una meravigliosa pelliccia
candida nascondendo tutto il nero putrido e pustoloso che
covavano, le orecchie erano murate e superflue, la vista, oh
dio, la vista era meglio non considerarla proprio, era come
se cerbero gli leccasse gli occhi. Ma la cosa peggiore era il
sapore chimico ed artificiale del sapone, il sapore di quella
enorme città. La polvere era stata rinchiusa dal cavaliere
bianco della civilizzazione e della scienza, la stessa polvere
che, in un certo senso, era entrata a far parte di lui. Erano
nemici, lui e quella macchina volante che aveva davanti.
Arrivò l’acqua potente che lo lavò e lo rese di nuovo bello
e definito. L’uccello di metallo perse interesse nel signor
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