SB Storie Bizzarre SB N 1.1 | Page 20

L’involucro forse perché di anime Speranza ne vedeva ben poche in una civiltà raggomitolata su sé stessa in un’Italia devastata che ancora faticava a riprendersi dalla Quarta Guerra Mondiale, nonostante facesse finta che andasse tutto bene e i ragazzi continuavano la loro movida nei piani alti di quei palazzi altissimi che non tenevano conto dei risultati della mutazione che i più sfortunati di loro ancora subivano nel sub-urbano, dopo due bombe atomiche che avevano spazzato via buona parte della geografia mondiale. Ma oggi non ha voglia di pensare a tutte le brutture del mondo, oggi vuole solo sentirsi giovane e sciocca all’età di cinquantasette anni, vuole tornare a sognare e si ricorda il momento in cui, andata al Centro, si era seduta di fronte a Dominique e si era messa in silenzio, come sempre. Ma Dominique non aveva iniziato a parlare del suo stato di robot, del suo desiderio di essere umano, di voler comporre poesie e di non sentirsi un prodotto fallato, ma una ricchezza. No, il robot per la prima volta le aveva accarezzato una guancia e poi l’aveva baciata sulle labbra e aveva detto: - Tu sei la mia Speranza di uscire di qui un giorno ed essere un cantante, un poeta, un essere libero. Verrò ovunque tu voglia. - Speranza era rimasta allibita e, nonostante si sentisse più una signora vicinissima ai sessant’anni che una ragazzina, aveva infranto tutte le regole dei benpensanti ed aveva 20