accostarsi ad uno dei tanti robot o mutanti che stavano lì
apposta per chi desiderasse compagnia. C’era chi andava
per il sesso, chi per parlare e parlare allo sfinimento e avere
davanti un essere dalle sembianze umane che annuisse
compito ad ogni sfogo e sproloquio pur non capendo niente
di quanto gli veniva detto. Poi c’era gente come lei, che
andava lì per vedere Dominique e rimanere semplicemente
ad ascoltare lui.
Dominique era un bellissimo robot di Classe R Serie Plus
Numero 1008473 e lei, Speranza, così si chiamava, se ne era
innamorata perdutamente. Perché in quei gesti tranquilli,
ma decisi, nelle sue espressioni vivide lei vedeva la vita,
qualcosa che negli altri androidi non esisteva.
Aveva progettato lei la Classe R Serie Plus, nel suo laboratorio
alla Free Robotics Hoffman & Sons s.p.a, una multinazionale
che aveva costruito il suo immenso palazzo con le linee di
montaggio a Milano 4, ennesima città fantasma alle porte
di una Milano originale che forse aveva solo il Duomo come
ricordo di una civiltà passata.
Sorride adesso, allacciando scrupolosamente i polsini della
camicia: al laboratorio i suoi ingegneri colleghi l’avevano
spesso messa sull’attenti, ricordandole che era pericoloso
frequentare i suoi prodotti, che era rischioso renderli così
simili all’essere umano.
Ma cosa era rimasto dell’essere umano?
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