rimasto addosso. Ora può girarsi, raggiungere il letto.
Prima sfiora il colletto e accarezza le maniche, poi se la
preme sul naso, sulla bocca. Sorride: che stupida.
Va all’armadio e cerca una stampella libera. Si sforza di non
guardare il telefono anche se è lì, sul comodino.
Si sente un po’ sciocca per questo comportamento, sapendo
bene che quella camicia in realtà non ha odore, ma è lei che lo
immagina. Che profumo può avere una persona che in realtà
non è umana?
Come può sperare che quel telefono, di foggia antica
nonostante sia l’anno 3480 e non più in funzione, squilli?
Forse avrebbe più senso azionare il sistema di chiamata che
il Governo ha diffuso nel corso degli anni, così in quel modo
avrebbe potuto vedere la sua immagine riflessa su un pezzo
di plastica e sognarlo ancora un po’, struggersi per la sua
assenza e sperare che quel robot avesse abbastanza anima
da richiamarla, ma lei non era una che si perdeva in futili
chiacchiere, era una donna pratica, che parlava di emozioni
che sentiva a pelle e in cuor s