- Non possiamo tenerlo, Jonathan! - gli disse Dagmar. Ma Jonathan non le dava ascolto e si stava prodigando per riscaldare del
latte al piccolo. - Mi ascolti? - ripeté la donna. - Ho detto che è
una follia tenerlo, soprattutto se consideri che l’hai trovato in
una barca… - Tesoro, ascoltami - disse finalmente Jonathan dopo aver versato il latte in un biberon e averlo dato al bambino - questo è un
segno degli dèi che ci stanno concedendo una seconda occasione! Non possiamo rinunciarci, non adesso… - Non adesso? Ma che vuoi dire? A stento abbiamo le risorse per
sfamare due bocche e vorresti tenere con te un bambino figlio di
chissà quale mostruoso accoppiamento! - Le cose miglioreranno, cara, te lo prometto. - Oh, tu prometti sempre un sacco di cose che non sai mantenere!
Non è questo il momento giusto per crescere un figlio, peraltro
un bambino appena nato! - Ma se fosse stato nostro figlio… - Lascia perdere, ti prego… Lui non è nostro figlio… - E allora che cosa proponi di fare, eh? Vorresti che lo riportassi
in mare, che mi macchiassi di infanticidio? Ho già sulla… ho già
sulla coscienza una vita innocente e non ho alcuna intenzione di
aggiungerne un’altra… Dagmar tacque e sostenne lo sguardo di Jonathan. Poi scoppiò in
lacrime.
- Scusami, cara, non volevo… - Non… no, è che… - Lo so a che cosa pensi: che questo sia un modo per colmare il
vuoto che ha lasciato Elke. Io penso invece che sia l’opportunità
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