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capolista all’Olimpico, e le vittorie con Napoli e Bologna) in cui la Roma sembrava aver trovato il gioco insieme ai risultati. Anche nel finale i dirigenti si sono resi protagonisti di errori come quello di aver sempre sostenuto Luis Enrique senza però muovere mai una critica ma solo elogiando il suo operato quando il campo mostrava altro. Luis Enrique che si è reso colpevole di non essere veramente entrato nella mentalità del calcio italiano. Persona sempre onesta e schietta, talvolta scorbutica in conferenza stampa, ma sempre generoso e dedito al lavoro. Memorabile il suo arrivo a Trigoria all’alba quando Roma da lì a poco sarebbe stata bloccata dalla pioggia abbondante che colpì la città, perché doveva allenare “i suoi ragazzi”. Sarebbe dovuto essere più elastico nella sua proposta modificando qualcosa per portare anche i risultati oltre che un gioco che fino a
dicembre c’è stato e che sembrava aver preso i binari giusti con due entusiasmanti vittorie a Napoli e Bologna, vittorie dove la Roma aveva messo in mostra possesso palla come voleva il tecnico spagnolo ma anche capacità a difendere e a subire meno. Purtroppo per la Roma e i suoi tifosi è stata soltanto un’illusione perché col passare del tempo anche il gioco è venuto meno, e anche quel possesso palla sterile è sparito, e cosa ancor più grave a fine stagione gli errori erano gli stessi fatti a Bratislava nei preliminari di Europa League o all’inizio del campionato. La Roma è una delle squadre in questa stagione ad aver avuto meno rigori, perché si è passato troppo tempo fuori dall’area di rigore, il possesso palla doveva essere fatto a trenta metri dalla porta avversaria e invece regolarmente veniva fatto a metà campo il che lo rendeva sterile, e metteva la squadra a rischio ogni volta