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tecnico di Praga. Si chiudeva così una intensa storia d’amore che nessuno, Zeman per primo, avrebbe mai voluto interrompere. Lui che aveva detto di no, nel febbraio precedente, al Barcellona perché “ho dato la mia parola alla Roma…”. Invece per oltre un decennio le strade del Boemo e della Magica non si sono più incrociate fino a questi ultimi giorni. Perché dopo l’addio di Luis Enrique ed il mezzo fallimento del primo anno della nuova proprietà americana, Baldini e Sabatini hanno compreso che la piazza si sarebbe potuta infiammare solo con qualcuno che un intero popolo amava alla passione. Anche se erano passati 13 anni. Da queste considerazioni ad attraversare l’Italia per andare in riva all’Adriatico il passo è stato brevissimo. Lì, il Boemo dagli occhi di ghiaccio, ha ripreso il suo percorso, portando una banda di ragazzini, da
Immobile ad Insigne, da Verratti a Caprari, passando per Capuano, Balzano e Romagnoli non solo a centrare una promozione insperata ma addirittura a vincere il campionato davanti a compagini come il Torino, la Sampdoria ed il Verona.
Un amore viscerale quello tra Zeman e la Roma, tra lui ed i tifosi giallorossi. Perché con lui non ci sono mezze misure, o lo ami o lo detesti. Eppure in questi tredici anni di lontananza nessun tifoso della Roma si è mai vergognato di dire che andava a spulciare giornali, tv e in tempi più recenti internet, per andare a vedere dove il Boemo allenava, sperando sempre in un suo trionfo, cercando di trovare una foto con il suo sorriso sornione. Un sorriso che si era abbattuto come una mannaia contro il calcio italiano quando affermò che il calcio sarebbe dovuto uscire dalla farmacie: quella