RIVISTA DEL VETRO Novembre/Dicembre 2024 | Page 27

rallentamento così marcato ovviamente potrebbe pregiudicare anche il target preannunciato per il 2025 , un “ ambizioso ” + 1,2 % che rischia così di diventare irrealistico .
LA MANOVRA CHE SARÀ Grandi aiuti non arriveranno dalla manovra finanziaria ( almeno come definita al momento in cui questo articolo viene scritto ). Il cosiddetto “ effetto propulsivo ” della manovra è stimato in un modesto 0,3 % nel 2025 , che si ridurrà allo 0,1 % nel 2027 . Nel 2026 il PIL dovrebbe attestarsi all ’ 1,1 %, a fronte del probabile 0,8 % atteso quest ’ anno e dell ’ 1,2 % previsto per il 2025 . Ma soltanto a condizione , si legge nel Documento programmatico di Bilancio , che gli investimenti forniscano “ un deciso impulso alla crescita anche sull ’ onda della spinta finale dei progetti del PNRR , inclusi gli incentivi legati al pacchetto Transizione 5.0 ”. Negli anni successivi si tornerebbe a una crescita più bassa : 0,8 % nel 2028 e 0,6 % nel 2029 . Le ragioni ? Quelle che si possono “ vedere ” oggi ( quindi al netto di shock imprevedibili ) dipendono in buona sostanza dalla debolezza dell ’ economia europea . Sulla quale , ha affermato il Governatore della Banca d ’ Italia Fabio Panetta “ pesano i tassi di interesse reali ancora elevati e il venire meno degli stimoli fiscali degli anni scorsi ”.
COME STA LA GERMANIA ... Una debolezza che tuttavia negli scorsi mesi ha riservato alcune sorprese . Una riguarda la Germania , dove tutti gli esperti si aspettavano ulteriori difficoltà per un sistema economico già pesantemente colpito da un lato dal maggiore costo dell ’ energia , dall ’ altro dall ’ inaspettato crollo del mercato cinese , soprattutto nel settore automotive . Le previsioni erano molto pessimistiche , ma in parte sono state smentite . Infatti , nel terzo trimestre dell ’ anno l ’ economia tedesca si è almeno temporaneamente stabilizzata . Non è cresciuta , ma non ha subito un ’ ulteriore contrazione dopo quella registrata nel trimestre precedente . La Germania evita dunque la recessione tecnica , conseguente a variazioni del PIL negative per due trimestri consecutivi . Purtroppo anche in Germania “ una rondine non fa primavera ”, come si dice dalle nostre parti . Nonostante questo sussulto positivo , le previsioni di tutti gli istituti economici tedeschi continuano a essere orientate al pessimismo . Il PIL germanico quest ’ anno vedrà una contrazione fra lo 0,1 e lo 0,2 %, mentre per il 2025 si prevede una crescita contenuta allo 0,8 %. Numeri assai più modesti rispetto alle stime della scorsa primavera , quando si prevedeva una crescita dello 0,1 % per il 2024 e un + 1,4 % per il 2025 . E non è detto che queste previsioni , pur così modeste , potranno realizzarsi perché proprio negli ultimi mesi dell ’ anno è esplosa la crisi dell ’ industria dell ’ automobile , che costituisce l ’ ossatura dell ’ intero apparato industriale tedesco . Una dopo l ’ altra , tutte le case costruttrici hanno reso note previsioni di utili in forte discesa . Ma tutto il settore soffre , e non solo in Germania . Le cause ? Due le principali : il mercato europeo ha smesso di acquistare auto elettriche , e il mercato cinese ha smesso di acquistare auto europee . Il resto è cronaca : il Gruppo Volkswagen ha addirittura annunciato la possibile chiusura di stabilimenti - si parla di tre impianti - e riduzioni del personale e tutte le case costruttrici stanno riducendo o bloccando i progetti relativi all ’ elettrico . La Germania , dunque , deve fronteggiare una crisi strutturale che non si risolverà a breve termine . Ad aggravare il quadro è l ’ inflazione , l ’ incubo più terrificante per la psicologia della nazione germanica , che a ottobre era tornata a crescere del 2,4 %, sensibilmente più alta della media europea .
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