ECONOMIA
IPOTESI E INCERTEZZE relativamente certi sono però i numeri che quantificano i danni che una guerra a colpi di dazi e controdazi apporterebbe all’ economia mondiale. Non solo ai Paesi colpiti dai dazi americani ma anche, e non lievemente, agli stessi Stati Uniti. I dazi agiscono come una tassa sul consumatore nel Paese in cui vengono imposti. Causano ritorsioni, aumenti dei prezzi e disturbano le catene di approvvigionamento globali. I dazi riducono la concorrenza internazionale e danneggiano la crescita. L’ OCSE stima che la crescita globale si ridurrà quasi della metà, passando dal 2,8 % nel 2024 all’ 1,6 % nel 2026. Poiché i dazi aumentano i prezzi, le banche centrali potrebbero avere meno margine di manovra per rispondere al calo della crescita.
I RISCHI PER L’ EUROPA... Quali possono essere le conseguenze per l’ Europa? Sulla base di dati forniti dalla Commissione Europea e delle previsioni di alcune banche d’ affari, lo scenario peggiore vedrebbe un’ erosione del PIL europeo fino all’ 1,5 %, pari a circa 260 miliardi di euro, la BCE costretta a portare i tassi a zero, il crollo del cambio dell’ euro e un elevato rischio recessione. Negli ultimi anni il commercio europeo con gli Stati Uniti è cresciuto fino a circa 1.000 miliardi di euro in beni e servizi l’ anno. Gli USA sono diventati il principale mercato di esportazione dell’ Europa, mentre l’ export verso la Cina si è fermato. Nel 2023 l’ Unione Europea ha esportato oltre 502 miliardi di euro di beni negli Stati Uniti, circa il 20 % dell’ export globale extra UE. I comparti più importanti sono macchinari e veicoli( 208 miliardi di euro), prodotti chimici( 137 miliardi di euro) e altri beni manifatturieri( 104 miliardi di euro). Una tariffa generalizzata del 10 o del 20 % metterebbe a rischio fino a un terzo delle esportazioni europee in alcuni settori, come quelli dei macchinari industriali e dei prodotti chimici( che costituivano il 68 % delle esportazioni verso gli Stati Uniti nel 2023). Alcuni Paesi sarebbero più danneggiati, in particolare la Germania, che secondo uno studio dell’ Ifo( Institute for Economic Research) esporta circa il 7 % del suo intero valore aggiunto manifatturiero negli Stati Uniti ma importa solo lo 0,8 % del valore aggiunto del settore manifatturiero statunitense. Il comparto più penalizzato sarebbe l’ automotive, già in crisi per cause strutturali e di mercato. Le Case automobilistiche tedesche esportano negli Stati Uniti complessivamente circa 1,4 milioni di veicoli. Per l’ Italia, gli USA sono il secondo mercato di sbocco: valgono oltre il 10 % delle esportazioni complessive, oltre 69 miliardi di euro nel 2023. Sebbene nel 2024 secondo i recenti dati Istat vi sia stato un calo del 3,7 %, il mercato nordamericano rimane strategico per molti comparti chiave del Made in Italy come la meccanica, l’ agroalimentare,
32 Aprile- Maggio | 2025