I l fatidico 2 aprile, giorno della“ liberazione americana”, non ha dissolto le incertezze. Le imprese italiane potrebbero essere fra le più colpite sia direttamente, meno export verso gli USA, che indirettamente, meno export di subfornitura verso i Paesi forti esportatori negli USA( Germania in primis). Infine, una guerra commerciale(“ la più stupida del mondo”, secondo il New York Times) implica una controffensiva, anch’ essa potenzialmente dannosa per l’ attività delle imprese. L’ incubo dei dazi amplifica i timori di recessione globale, già presenti a causa di un naturale rallentamento del ciclo economico. La situazione statunitense non lascia spazio all’ ottimismo. Sono soprattutto le aziende americane che temono i dazi di Trump. I timori degli investitori hanno già causato una perdita di un trilione di dollari sui mercati finanziari americani. La domanda interna è debole. L’ industria a gennaio è salita oltre le aspettative(+ 0,5 %), ma sarà necessario attendere i dati del 1 ° trimestre per una valutazione realistica. Le vendite al dettaglio, infatti, sono crollate(-0,9%), mentre anche la dinamica dell’ occupazione rallenta. Anche la Cina, nonostante gli sforzi e gli incentivi del Governo, mostra una frenata. La produzione industriale ha accelerato di poco negli ultimi mesi dell’ anno trainata soprattutto da high-tech(+ 8,7 %) e attrezzature industriali(+ 7,8 %), ma gli indicatori PMI suggeriscono un rallentamento nel corso di quest’ anno. Intanto, frena la crescita dei consumi con una dinamica dei prezzi vicina allo zero. L’ Eurozona è l’ area che soffre di più: l’ industria è ferma. Secondo gli indicatori PMI manifatturieri, a gennaio le principali economie dell’ Eurozona sono sotto la soglia di espansione, esclusa solo la Spagna( che cresce del 1,4 %). Forte calo della Germania(-2,9%), moderata flessione della Francia(-0,4%). Nulla di nuovo rispetto al trend dell’ ultimo trimestre dello scorso anno. Quanto all’ Italia, nei primi mesi dell’ anno l’ economia è stata sostenuta soprattutto dal proseguimento del taglio dei tassi. L’ industria resta in crisi e i servizi, dopo l’ exploit dello scorso anno, tirano il freno. Il PIL italiano, fermo nel 3 ° e 4 ° trimestre 2024, è atteso in lieve crescita. A fine gennaio la BCE ha tagliato i tassi di un altro quarto di punto( 2,75 % dal 4,00 % iniziale) sulla base di una visione dell’ inflazione calante sul medio termine; secondo i mercati, ci saranno altri due tagli nel 2025. In Italia il tasso per le imprese è sceso finora di oltre un punto( 4,40 % a dicembre da un picco di 5,59 %), ma il credito resta in calo(-2,3% annuo). Tuttavia gli eventi più recenti, non solo i dazi ma anche i costi dei programmi di riarmo, potrebbero non confermare le previsioni dell’ Eurotower. L’ aumento dei costi energetici preoccupa. Nell’ Eurozona i prezzi al consumo dell’ energia sono in rialzo(+ 1,8 % annuo a gennaio) e l’ inflazione è in aumento(+ 2,5 %). In Italia, l’ inflazione core( che esclude energia e alimentari) è ferma su valori più bassi(+ 1,6 %), ma comunque evidenzia una risalita dai livelli del 2024. Nel complesso, come evidenziano i dati dell’ ultimo rapporto del CSC( Centro Studi Confindustria), l’ economia italiana è in una situazione di precario equilibrio fra stagnazione e recessione. Gli investimenti non ripartono. La fiducia delle imprese a gennaio è cresciuta marginalmente( 95,7 da 95,3) su valori vicini alla media 2024, e l’ incertezza si riduce di poco. All’ inizio dell’ anno le previsioni delle imprese sugli ordini recuperano di poco nella manifattura, un po’ di più nei servizi. Nel complesso, gli investimenti delle imprese non sembrano ancora beneficiare della politica monetaria meno restrittiva. La produzione industriale( scesa del-3,1% a dicembre con il crollo dell’ automotive,-36,6%) a gennaio resta debole. Secondo il report CSC, l’ indice HCOB PMI è sempre in zona recessione( 46,3) e l’ RTT industria indica un fatturato in calo; la fiducia rimane su livelli bassi, le attese di produzione migliorano ma restano modeste. Non sorprende la debolezza dell’ export, che conferma il trend dello scorso anno(-0,4% a prezzi correnti) soprattutto a causa del calo delle vendite intraUE(-1,9%), solo in parte bilanciato da un aumento extra UE(+ 1,2 %). In attivo i settori farmaceutico e alimentare, in passivo automotive e pelletteria. Tra i Paesi, calo in Germania, USA, Francia, crescita in Spagna, UK, Turchia. Alle difficoltà dell’ industria si aggiunge la frenata dei servizi. A gennaio, nota il Centro Studi Confindustria, l’ indice RTT( CSC-TeamSystem) segnala un calo del fatturato dei servizi; il PMI scende e resta appena in area espansiva( 50,4 da 50,7), indicando una crescita debolissima. Anche la fiducia delle imprese del settore a inizio anno cala( da 99,6 a 99,0). Al contrario, i consumatori mostrano maggiore fiducia: l’ indicatore sale da 96,3 a 98,2. Un aumento modesto che non lascia molte certezze sul proseguimento del trend, condizionato dalla riduzione dei tassi di interesse che sostiene il credito al consumo e dalla crescita del reddito totale. Come avverte il Centro Studi Confindustria, l’ indicatore ICC suggerisce una frenata a inizio 2025. Si aggiunge il fatto che non è possibile prevedere, a oggi, se la BCE potrà mantenere il programma di riduzione dei tassi anche nei prossimi mesi, alla luce di quanto potrà accadere.
L’ OBIETTIVO DI TRUMP Perché, infatti, la variabile impazzita che crea enormi incertezze resta sempre la questione dei dazi. Che cosa voglia veramente Trump non lo capisce nessuno. Le interpretazioni dei più esperti economisti e analisti politici sono le più disparate. Secondo i più ottimisti è soltanto lo specialissimo stile negoziale del Presidente americano. Secondo altri, l’ obiettivo è di ottenere con i dazi risorse finanziarie per sostenere i promessi tagli delle tasse ai cittadini e soprattutto alle imprese. Secondo altri ancora, il vero obiettivo sarebbe riportare a casa le filiere industriali strategiche in vista di un confronto sempre più duro con la Cina fino al possibile conflitto militare. Se i contorni della politica USA sono sfumati e incerti,
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