Rivista Cultura Oltre- Maggio 2018 - 5° numero rivista-cultura-oltre MAGGIO 2018 | Page 13
loro anima, e siccome hanno perduto i loro diritti politici e civili, con l’odio che scorreva di nuovo
nelle vene, organizzano insurrezioni contro gli speculatori che hanno rubato la loro proprietà.”
(Repubblica 553e).
Il realismo politico di Tucidide.
Di solito, il realismo politico si caratterizza per il principio di privilegiare
l’interesse e la sicurezza nazionale rispetto ad ideologie e problematiche
morali e sociali. Tucidide vede il realismo politico con un senso più ampio,
cioè come realtà storica attraverso un approccio empirico. Ma anche come
l’esperienza del contatto che include le esperienze di posizione, di equilibrio
e di supporto. Il realismo politico secondo Tucidide è il comune (Koinon
B35). La democrazia è il regime esplicitamente fondato sull’opinione, sul
confronto tra le opinioni, sulla formazione di un’opinione comune. La
confutazione delle opinioni altrui è ben più che permessa e legittima, essa è
addirittura l’ossigeno della vita pubblica (Peri homonoias H 93). La vita è
esperienza, cioè improvvisazione, utilizzazione delle occasioni, tentativi in
tutte le direzioni. E il cittadino ha dignità solo quando può scegliere il suo
modo d’essere. Perciò il termine polis indica l’ipotetico patto fondato sul reciproco interesse dei
politai (cioè cittadini) della città. (Γ 82). Perché, come dirà il poeta K. Kavafis: “…. Ti verrà dietro
la città. Per le vie girerai: le stesse. E negli stessi quartieri invecchierai, ti farai bianco nelle stesse
mura. Perenne approdo, questa città…”. Con altre parole, secondo Tucidide, il rapporto tra polis e
polites (cittadini) non è lo stesso con quello di civis-civitas. Perché nella democrazia ateniese, il potere
è nelle mani del popolo: nei tribunali tutti i cittadini sono eguali, e nell’esercizio (i cittadini sono
anche oplite, cioè soldati) delle cariche la capacità e il merito hanno annullato ogni differenza tra
ricchi e poveri. La philotimia (Tucidide III, 82,8) è la virtù dei cittadini. (Nietzsche nella philotimia
di Tucidide cerca il concetto dell’uomo superiore.) Euripide ha disegnato nei suoi versi un ritratto
lusinghiero della polis democratica, dove regnano libertà e uguaglianza, amicizia e unione. Libertà,
amicizia, eguaglianza è la concordia. Questa ultima è l’unità del sentire e del pensare (homonoia)
raggiunta dai cittadini nella determinazione dei fini comuni e delle scelte necessarie per conseguirli.
Se non c’è frattura tra l’individuo e la comunità, tra la sua vita privata e quella pubblica, la
connessione è una dialettica della pluralità del diverso su cui la dialettica non avrebbe più alcun potere
(Tucidide H 97. Sygrasis – Mescolanza. O come dice Aristotele ex anomoion he polis, Politica
3,1277° 5-6, cioè, la città è ineguale). Poiché nella città, secondo Tucidide, esiste sempre l’antinomia,
discorso doppio (Dissoi logoi, cioè discorsi doppi) e l’idea della mutua paura (antipalon deos)
necessaria al mantenimento dell’equilibrio. Così la mutua paura (antipalon deos) diventa (isopalo
sevas) bilanciato rispetto. Nella guerra civile esiste la techne politiche, (Protagora 322 b-c) cioè la
formazione del cittadino e dei dirigenti, il compito di un processo indicativo che riguarda almeno in
teoria, tutti gli uomini. E con questa techne politiche, si può risalire ad una concezione del rapporto
di individuo e comunità, di cittadino e stato. Anche questa è la concezione che Platone, in un passo
delle Leggi, riproduce, dicendo che un’educazione rettamente intesa è quella che sa far nascere negli
animi fin degli anni dell’infanzia, il desiderio di diventare un perfetto cittadino, capace ad un tempo
di obbedire e di comandare secondo giustizia. Socrate accetta il giudizio del tribunale formato dai
propri concittadini. Possiamo vedere nel Critone il suo discorso, scambiato tanto spesso per
un’arringa moralistica, e uno sviluppo magnifico della fondamentale idea greca della formazione
dell’individuo attraverso la propria città. Simodide scriveva: polis andra didaskei, cioè la città educa
l’uomo. Qui possiamo vedere anche la differenza tra Tucidide e Machiavelli. Il realismo politico di
Machiavelli è il successo. E il successo per un principe nuovo si misura dalla sua capacità di
conservare lo Stato. L’introduzione del criterio del successo come un ico metro di giudizio politico
permette al Machiavelli di distinguere anche all’interno della categoria del tiranno. Il tiranno Agatocle
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