Rivista Cultura Oltre- Maggio 2018 - 5° numero rivista-cultura-oltre MAGGIO 2018 | Page 11
FORMA IDEALE
Aristocratica o Monarchica
(Senza possibilità di corruzione)
Che si corrompe in
TIMOCRAZIA
OLIGARCHIA
Che si corrompe in
DEMOCRAZIA
TIRANNIA
Questo schema senza poter essere definitivamente riuscito, aiuta a concepire la categorizzazione delle
forme di governo in Platone, per cui, in pratica, le forme di governo sono considerate in coppia e,
secondo il periodo storico, l’una sostituisce l’altra. La monarchia e l’aristocrazia sono forme di
governo che più si avvicinano alla forma ideale. Anzi la forma ideale, anche se soltanto “in cielo trova
il suo luogo di realizzazione”, soltanto in queste due forme potrebbe essere in parte realizzata. In altre
forme storiche, si presentano dei vizi e delle virtù. Per il fatto che molte sono rivolte ai desideri e alle
voglie di uomini corrotti e facilmente possono corrompersi corrispettivamente in oligarchia e tirannia.
È interessante qui osservare la tendenza platonica a richiamare l’attuazione sui valori per cui è portato
a precisare che “nessuna delle forme di governo esistite, (storiche) è buona. L’“unica forma buona è
quella ideale” (Repubblica 559 c). Il pensiero di Platone, quindi, come coscienza delle forme di
governo, come sollecitazione verso la forma di governo che più delle altre difende i valori dell’uomo.
È stato detto prima che la forma di governo in Platone cambia storicamente perché si corrompe
secondo i desideri degli uomini condizionati da voglie e vizi vari. Perciò si passa da una ad un’altra
forma di governo, perché gli uomini invece di rispettare il “giusto mezzo” nel compiere le azioni della
loro condotta, si lasciano andare agli eccessi. Si legge in Platone, a tal proposito, nel grande capitolo
in cui i desideri sono confrontati ai sistemi politici che egli affronta in proposito democratico: “Come
la città” (πολιτεία) fu cambiata dopo l’aiuto di un’alleanza esterna verso un partito politico concreto,
che assomiglia ad essa”. (Repubblica 559 c). Così un giovane, e più generalmente una persona,
cittadino della polis, è esposto ad un insieme di pressioni esterne. È interessante notare qui una forte
contraddizione: perché l’uomo non è libero di scegliere o classificare i desideri nati da influenze
esterne? In questo modo non c’è una persona buona a priori, cioè di natura; essa, invece, diventa
prodotto reale della situazione e delle condizioni sociali. In questo modo Platone cerca di spiegare il
male della democrazia, che ha come virtù la libertà. Egli dice che, siccome in democrazia la libertà è
senza limiti, essa è anche libertà per gli stranieri i quali riversano su di essa la loro cattiva influenza;
dunque il cittadino trova nelle due nature, i due mondi interni, le somiglianze con i desideri altrui,
come un partito si aiuta e si compromette molte volte alle esigenze, i desideri, l’identità di un’alleanza
esterna perché si impossessi del potere. Quindi il giovane, purché si impossessi della forza, o della
ricchezza (valori negativi e esterni alla psiche della persona, del giovane, del cittadino) diventa cattivo
a causa di fattori estranei alla sua natura. Ma in ogni modo questo non sarebbe stato possibile se la
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