Rivista Cultura Oltre- Maggio 2018 - 5° numero rivista-cultura-oltre MAGGIO 2018 | Page 10
commerciali o private. L’idiota diventa un eroe nella filosofia occidentale. Senza sospettarlo,
l’illuminismo va a scivolare nell’aperta estinzione di ciò che esiste in modo personale. Con
interminabili tomi di decine di migliaia di pagine di una raffinata eleganza stilistica. Scavi dedalei di
argomenti per minare il nulla: i concetti immaginari della teologia sillogistica. Con la polvere da sparo
che non si infiamma: astensioni dal giudizio da scetticismo, confusione da relativismo, impasse
nichilistica. L’esistenza sospesa in aria, sempre in-sensata, la materia inspiegata, la meccanica
dell’universo abbandonata alla casualità trascendere.Il sentimento di umiliazione non è altro che il
sentimento di essere oggetto. Così inteso esso fonda una lucidità combattiva dove la critica
dell’organizzazione della vita non si separa dalla messa in atto immediata di un progetto di vita
diversa. Non c’è costruzione possibile se non sulla base della disperazione individuale e del suo
superamento; gli sforzi compiuti per camuffare questa disperazione e manipolarla sotto un altro
imballaggio basterebbero a provarlo.
Cosi oggi come dirà Jean Baudrillard «Hai un senso e devi farne buon uso. Hai un inconscio e bisogna
che “questo” parli. Hai un corpo e bisogna goderne. Hai una libido e bisogno spenderla.» Tutto deve
essere sacrificio a una generazione delle cose di tipo operazionale. Cosi la comunicazione, sempre,
secondo Baudrillard, non è un parlare, ma un fare-parlare. L’informazione non è un sapere, è un far-
sapere. L’ausiliare “fare” indica che si tratta di un’operazione, non di un’azione. In pubblicità nella
propaganda, non si tratta di credere, ma di far-credere. La partecipazione non è una forma sociale
attiva o spontanea, è sempre indotta da una sorta di macchinario o di macchinazione, è un far-agire,
come l’animazione e altre cose del genere. Oggi il volere stesso è mediato da modelli della volontà,
da un far-volere, quali la persuasione o la dissuasione. Con altre parole, il consumo non è più un
godimento puro e semplice dei beni, è un far-godere, un’operazione modellizzata e indicizzata sulla
gamma differenziale degli oggetti-segni. Come limitare, temperare questa puerile fantasmagoria che
proclama “tutto è possibile, tutto è permesso”?
Il governante secondo Platone
Platone
Le forme di governo, viste con un occhio contemporaneo, sono le costituzioni
che formano uno Stato. Parlando però delle forme di governo in Platone questa
definizione smette di avere valori sotto vari aspetti. Innanzitutto non c’è
paragone tra uno stato contemporaneo e una città-stato della fine della
democrazia d’Atene. É dunque completamente senza senso vedere la forma di
governo in direzione puramente di teoria politica, anche se in Platone la questione della forma di
governo ideale per poco non analizza soltanto l’utopia. E questo perché oltre la ²forma ideale² per il
governo di Platone si analizzano anche le forme di governo storiche, realizzate con un’analitica
interessante e comunque di valore teorico. La categorizzazione che Platone presenta delle forme di
governo è poco tradizionale. Basti pensare che l’aristocrazia e la monarchia, che si possono
considerare forme tipiche nella teoria generale di governo, in Platone facciano parte – e soltanto in
senso quantitativo si distinguono – della forma utopica ideale. Dunque per Platone quando si parla
della forma di governo si apre il campo di quattro costituzioni delle quali le seconde due sono le
forme corrotte delle prime due. Si potrebbero allora schematizzare in tal modo le forme di governo
nel pensiero di Platone:
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