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Pierre Hadot
E secondo Pierre Hadot la «Cura in
sé», della cultura greca antica è più
una fantasia che una realtà e insieme
è una conquista non è un dono, e
anche un’aspirazione all’infinito.
La «Cura in sé» in Aristotele prende
un’altra forma. È ciò che Aristotele
chiama «vivere bene», «vita buona»,
«vera vita». La vita buona deve
essere nominata per prima perché è
l’oggetto stesso della prospettiva
etica. Quale che sia l’immagine che
ciascuno si fa di una vita compiuta,
questo coronamento è il fine ultimo
della sua azione. E’ questo il
momento di ricordare la distinzione
che Aristotele tra il bene, quale è
perso di mira dall’ uomo e il Bene
platonico. La distinzione tra «Φιλείν» (amato) e «Φιλείσθαι» (essere amato). [2]
Nell’etica aristotelica non si può far questione che del bene per noi. Questo esser
relativo a noi non impedisce che non sia contenuto in alcun bene particolare. Esso è
piuttosto, ciò che manca a tutti i beni. Tutta l’etica presuppone quest’uso non saturabile
del predicato «buono». Con Aristotele possiamo capire anche la prima distinzione tra
etica e morale. L’uno viene dal greco, l’altro viene dal latino ed entrambi rinviano
all’idea intuitiva di costumi, con la duplice connotazione che cercheremo di
scomporre.
Di ciò che è stimato buono e di
ciò
che
s’impone
come
obbligatorio.
Qui
abbiamo
secondo Aristotele l’obbligatorio
della libertà ridotta, cosi come la
vede con un’analisi il filosofo e
psicoanalista S. Zizek. Cioè
l’analisi del plusvalore quella del
“plus-godere”, il meccanismo per
cui “più bevi coca cola più hai
sete, più profitto ottieni più ne vuoi, più compri più devi spendere”.Secondo Aristotele
esiste la distinzione fra prospettiva e norma si riconoscerà facilmente l’opporsi di due
eredità. Un’eredità aristotelica, in cui l’etica è caratterizzata dalla sua prospettiva
teleologica, e un’eredità kantiana, in cui la morale è definita dal carattere di
obbligazione della norma, dunque da un punto di vista deontologico. Nel pensiero di
Aristotele esiste la differenza tra «φιλείν» cioè l’energia, e «φιλείσθαι» cioè la passiva
situazione. La «Cura in sé», secondo Aristotele è l’uscita dalle paure «τους φόβους»,
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