Rivista Cultura Oltre 3° numero - MARZO 2018 rivista-cultura-oltre 3° numero -MARZO 2018 - | Page 25

Ines De Castro Questo è successo alla vicenda di Dom Pedro I di Portogallo, allora Infante, e di Donna Inês de Castro, sua amante e/o sposa segreta; vicenda tragicamente conclusa con un efferato delitto nel 1355 e risvegliata dall’oblio duecento anni dopo, esattamente nel 1516 e da allora ancora vivente. La risvegliò Garcia de Resende il quale, essendo cronista e poeta, ne venne a conoscenza e la immortalò in alcune trovas del Cancioneiro Geral, cioè in strofe di sapore classico ovidiano e petrarchesco, così creando quello che è stato da allora «ritenuto il più importante simbolo portoghese dell’amore tragico». Bisogna subito notare due cose: la prima è che questo mito venne a collocarsi in un momento della storia portoghese, il Cinquecento, in cui la nazione, in pieno splendore ed espansione aveva bisogno della propria legittimazione anche sul piano letterario all’interno del panorama delle sorgenti o già affermate culture e potenze europee; la seconda è che questo mito poetico, che articola una propria rielaborazione del nodo Eros-Thanatos, sorge prima dell’elaborazione epica per eccellenza dedicata al popolo portoghese da Luís de Camoes, in Os Luisiadas (1572), come accenna Mariagrazia Russo nella prefazione. Dopo Resende, infatti, è il grande intellettuale António Ferreira che, tra la sua produzione dedicata al rinnovamento linguistico e culturale lusitano, trova il tempo di scrivere attorno al 1557 la tragedia nota a noi col titolo di Castro, dando con essa duplice immortalità al mito e a se stesso. Camões riprenderà il mito e lo rilancerà nel III canto dedicandovi 18 stanze. In pieno Seicento, poi, Francisco Manuel de Melo dedicherà all’eroina lusitana una collana di dodici sonetti e una romanza. In seguito a queste opere il tema non ha mai cessato di esser ripreso e rielaborato in Portogallo. Questo lavoro di Statello contiene una prima parte in cui sono tradotti testi di Resende, di Ferreira e di de Melo. Le strofe di Resende sono tradotte per la prima volta in italiano: si tratta di una lunga ballata, articolata in tre parti. Dopo una breve presentazione del poeta, è la protagonista stessa a narrare la propria tragica fine con ricchezza di sentimenti che vanno dalla gioia per il proprio stato di donna felicemente innamorata, alle incertezze per la propria condizione di isolamento, dai tristi presentimenti alle dichiarazioni di innocenza, all’invocazione delle pietas parentale, etc. Infine, il poeta interviene e chiude facendo un bilancio: esalta la potenza dell’Amore che rende immortale, ovviamente tramite la poesia. 25