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Foucault accarezza il gatto
Di solito dicono che l’animale accetta ogni persona senza guardare i suoi difetti e non si fa
condizionare dal denaro, dall’età, dalla bellezza, dalla posizione sociale. F. Nietzsche scriveva che
“… a volte la mia gatta assomiglia ad un uomo!”. E M. Foucault accarezza il gatto (come vediamo
in una foto) con un tatto – contatto corporeo, con una conoscenza dei confini della propria
individualità. Guy Debord, giocava ogni giorno con il proprio gatto. K. Axelos, piangeva la morte del
suo amato gatto che dormiva (come diceva lui) sul libro di Fenomenologia di Spirito (di Hegel). La
comunicazione che s’instaura con un animale utilizza un canale linguistico speciale improntato su
naturalezza e semplicità: strofinamenti, carezze, gioco, sguardo negli occhi, che permettono un
momento di opportuna distensione. Conoscono ogni tuo gesto, ogni tua parola, anticipano i nostri
desideri. Sono insieme saggezza, dolcezza, bellezza.
Il rapporto con un gatto è fonte di piacere e rilassatezza, infonde sicurezza e tranquillità. Pablo
Neruda scriveva: “So tutto sulla sua vita ed i suoi misteri, ma non sono mai riuscito a decifrare il
gatto”. Il gatto è un inno alla libertà che ha ispirato poeti e filosofi.
E chiamiamo libertà quando l’esistenza auto-trascenda ogni
individualità determinata ed esista come auto disposizione alla
relazione.
Il gatto indica come senso del motore (secondo Aristotele) e come
alterità. I Greci, attorno al 500 prima di Cristo, chiamarono il gatto
“ailouros” e vollero indicare il gatto come “l’animale che agita la
coda” e come libertà. E la libertà è il desiderio della vita. La
differenza tra il bisogno come impulso e il bisogno come desiderio
della libertà, (differenza tra il soddisfacimento del bisogno fisico e
la domanda di relazione dell’altro che è la libertà) sembra coincidere
con il salto immenso ed evolutivamente inesplicabile dalla necessità
alla libertà. Quando Lacan diceva che il soggetto nasce al posto dell’Altro (lettera maiuscola) significa
che il soggetto nasce quando al posto dell’“Altro” appare il significato della libertà. Cioè; la libertà
di qualcosa di più del bisogno biologico desiderio, un salto del riferimento auto- trascendente. Con
altre parole possiamo dire che la concretizzazione del desiderio vitale in una referenzialità auto –
trascendente cioè l’“Altro” della libertà. Il desiderio non si attua solo con le prescrizioni – possibilità
biologiche dell’individuo fisico – ma con possibilità del valore auto- trascendente.
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