classica di inizio, centro e fine, apparentemente mancante di una
progressione, ma che in realtà possiede un struttura interna rigorosa.
C'è in Psychosis una domanda sulla vita, sul suo senso e sulla propria
collocazione nel mondo che assume dimensione tragica, è un
corpo a corpo con i propri demoni, Psychosis parla a tutti noi, dà voce
all’insofferenza di vivere che si affaccia prima o poi alla nostra coscienza.
Queste le ragioni della grande eco suscitata da questo testo, le cui
motivazioni e la cui potenza travalicanol’autobiografia del suicidio reale
dell’autrice. La Arvigo ospita gli spettatori nel soffitto di una mente che sta
per suicidarsi nella più serena consapevolezza, passando per studi medici e
assurdi esercizi di psicoterapia. La sua presenza fisica diventa organica al
testo mettendosi a completo servizio dello spettacolo, facendo rivivere i veri
pensieri di Sarah Kane, ne diventa la forma reale, il respiro di una mente che
ha deciso di spegnersi, assurdo specchio di una società vista da occhi troppo
sognanti perché potessero davvero comprenderla, sostenerla, amarla e lo fa
non solo con le parole ma anche riempiendo perfettamente il tempo del
pensiero fra un concetto espresso e una frase spezzata.
Il ritmo dello spettacolo è incalzante e costante nella recitazione,
purtroppo però, unico neo, si ha l’impressione che il disegno luci, seppur
efficace e molto pensato, non segua lo stesso ritmo del testo e della
protagonista, risultando un po’ sbilanciato in lentezza, questo è un peccato
perché disturbala percezione del flusso, del correre veloce dei pensieri tenuto
così bene dalla Arvigo.
Giusy Potenza