Rassegna Stampa 4-48 PSYCHOSIS di S- KANE(ARVIGO CALVANI)doc07-03-2014-2.pdf Apr. 2014 | Page 37

Dal testo di Sarah Kane, un monologo sulla follia e la fragilità Una prova d’attrice davvero impegnativa per Elena Arvigo che la supera benissimo, supportata anche da scelte registiche misurate che l’aiutano a creare uno spettacolo equilibrato e poetico. Nessun eccesso, nessuna esasperazione, il testo della Kane è già abbastanza forte, ma una regia che sottolinea, con un uso attento delle luci e delle musiche, la poeticità e la drammatica bellezza delle parole. L’interpretazione di Elena Arvigo è delicata e forte insieme. Si rivolge al pubblico, guarda negli occhi gli spettatori, racconta a ognuno la propria storia. E lo fa con tenerezza, ma anche, a tratti, con spietata ironia. La sua voce ferma, il suo corpo morbido, i suoi occhi malinconici e umidi di pianto emozionano. Si muove fra frammenti di specchi e vetri rotti ed è anche lei è un frammento, una parte di quella umanità che però non la comprende, che la opprime, la rinchiude, la costringe e la relega nella follia. Isolata da una società che si ostina a curare con i farmaci una malattia che non è del corpo, ma è ben più profonda perché è dell’anima, si trova a vagare in una stanza sempre più claustrofobica che, a poco a poco, sembra diventare una gabbia.Sulla scena, tra vetri rotti e desolazione, tra specchi e frantumi, una donna vestita di rosso, fragile, bella, folle. Questo è solo la suggestiva cornice