Rassegna Stampa 4-48 PSYCHOSIS di S- KANE(ARVIGO CALVANI)doc07-03-2014-2.pdf Apr. 2014 | Page 33

abbandonarsi alle debolezze più disperate che sovrastano nell'ombra del cuore e, come suggerisce la Kane, ci vuole sempre pronti però a dover sopportare i pesi più dolorosi. Basta vedere l'Arvigo la quale, man mano che acquisisce sempre di più questa linearità tra pazzia e lucidità, non si limiterà solo a ironizzare sui risvolti dei reperti visti con cinica risata da parte dei medici curanti, ma saprà anche calibrare una rabbia a tratti con parole sottovoce ripetute di continuo sino allo sfogo su di un muro, quel bisogno di amore tanto atteso. Lei stessa inizierà questo viaggio dicendo “Cosa ho da offrire ai miei amici?” mentre gira e rigira delle carte da poker di una misura più grande della norma . Che sia il primo impatto davanti a un'autocommiserazione che passa da una sedia all'altra? Il viaggio imperscrutabile cui ci fa partecipe l'attrice passa per una stanza dove il tempo e lo spazio si diramano attraverso un enorme massa di piccole pagine attaccate alle pareti dell'Argot Studio, una cornice che ricalca la sofferenza quasi indecifrabile di questo testo con della terra sparsa assieme a dei pezzi di vetro, delle palline bianche girate dalla manovella di alcuni bussolotti come per i numeri della fortuna. E non è un caso che in questa triste atmosfera ci capiterà di ascoltare come sottofondo musicale la frase “I wanna be loved”. Infatti la speranza di un amore e della non-rinuncia si realizza come su di un volo tendente, quale compie l'Arvigo salendo sulla sedia ora al centro con la luce affievolitasi. Per dire cosa poi? Che il testamento di Sarah Kane è stato compiuto. Da non perdere assolutamente. Mauro Sole