“Ecco io sono qui/ e c’è il mio corpo/ balla sui vetri”. L’esistere presente, qui e ora,
irrompe in questo testo, diventato di culto, di Sarah Kane, 4: 48 Psychosis, che
descrive i pensieri di una mente complessa, prima del suicidio.
E c’è una presenza scenica, altrettanto d’impatto, in Elena Arvigo che lo fa
risuonare nel suo corpo disperato e sensuale. Un corpo che desidera la morte,
eppure è così vivo, vibrante, nel dettare leggi o abbandonarsi. Il testo di Sarah Kane
è un’interminabile poesia, una preghiera piena di rabbia che disconosce qualsiasi
forma di salvezza, che scava nella sua disperazione, a tratti lucidissima, scientifica,
e affonda, con un’espressione dell’autrice, in una “neve nera”.
La messa in scena, in esterno, senza quinte, e con la maestosa scenografia
obbligata del Fontanone barocco non c