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Tu hai pubblicato sia con Casa editrice che come self. Differenze, pro e contro
Domanda da un milione di euro. Penso che le due cose corrispondano a due diverse esigenze. Con la casa editrice (dando per scontato che si tratti di una casa editrice valida) c'è il vantaggio di avere una rete di sicurezza, c'è un team di professionisti che convalida il tuo lavoro e lo segue in ogni step, dalla valutazione fino alla pubblicazione vera e propria, cosa che per me può anche insegnare molto. Per contro, non è una strada adatta a chi è impaziente o a chi vuole gestire ogni singolo dettaglio, dalla scelta della cover alle modalità e alla data di pubblicazione.
Al contrario, nel self hai in mano tutte le decisioni, ma anche tutte le responsabilità. Puoi gestire le tempistiche e naturalmente il margine di guadagno è maggiore, e hai campo libero su prezzo, modalità di pubblicazione, promozioni. D'altro canto, produrre un lavoro di qualità e professionale dipende solo da te, devi diventare l'editore di te stesso e occuparti sia della rifinitura delle tue opere (correzione, cover, formattazione, pubblicazione, ecc.), sia del marketing.
Io mi sono trovata bene in entrambi gli ambiti, ho avuto la fortuna di sperimentare una casa editrice che lavora ottimamente e mi ha lasciata soddisfatta, e di ricevere supporto da molte persone per la pubblicazione in self. Penso che questi due tipi di pubblicazione possano coesistere senza problemi per uno stesso autore, soprattutto in caso si abbiano più lavori pronti nell'arco di un anno.
Sei anche una delle traduttrici storiche di Quixote. Come concili la traduzione con la scrittura? È indiscutibile che tradurre un testo non tuo implichi una variazione di modalità di linguaggio, di stile. Come riesci a entrare nei tuoi personaggi e nei personaggi di altri autori senza lasciarti influenzare dall’uno o dall’altro?
La traduzione ha la precedenza, essendo un lavoro per cui ho delle scadenze ben precise. Di solito, prima traduco e poi, magari durante la sera o nei weekend, scrivo. Ho bisogno di far passare un minimo di tempo tra traduzione e scrittura per cancellare dalla mente stile e personaggi non miei e approcciarmi alla scrittura delle mie storie con la testa sgombra, ma anche per tornare del tutto settata sulla lingua italiana.
Per ora non ho avuto problemi a tenere ben separate le due cose, un po' perché ho comunque tradotto storie decisamente lontane da ciò che scrivo, un po' perché il processo di traduzione è totalmente diverso da quello di scrittura: nella traduzione sono concentrata sul senso delle singole parole e dell'intera frase, sullo stile dell'autore, su ciò che vuole trasmettere ed esprimere e sulle modalità con cui lo fa, e guardo tutto con un occhio esterno; non mi lascio coinvolgere davvero dai personaggi e dalla trama se non quando rileggo, ma mi soffermo sullo stile e sulla corrispondenza tra inglese e italiano. Quando scrivo, invece, mi lascio trascinare dalla scena e devo visualizzarla mentalmente, è un processo meno ragionato e più istintivo, che a livello formale perfezionerò in un secondo momento. In questo caso non c'è alcuna barriera, alcun occhio esterno, ma mi immedesimo nei personaggi e vivo la storia nel momento in cui la traspongo su carta.
separate le due cose, un po' perché ho comunque tradotto storie decisamente lontane da ciò che scrivo, un po' perché il processo di traduzione è totalmente diverso da quello di scrittura: nella traduzione sono concentrata sul senso delle singole parole e dell'intera frase, sullo stile dell'autore, su ciò che vuole trasmettere ed esprimere e sulle modalità con cui lo fa, e guardo tutto con un occhio esterno; non mi lascio coinvolgere davvero dai personaggi e dalla trama se non quando rileggo, ma mi soffermo sullo stile e sulla corrispondenza tra inglese e italiano. Quando scrivo, invece, mi lascio trascinare dalla scena e devo visualizzarla mentalmente, è un processo meno ragionato e più istintivo, che a livello formale perfezionerò in un secondo momento. In questo caso non c'è alcuna barriera, alcun occhio esterno, ma mi immedesimo nei personaggi e vivo la storia nel momento in cui la traspongo su carta.
CANZONE: Di nuovo, ce ne sono troppe e vado a momenti e a seconda dell'umore. Nell'ultimo periodo sono in fissa con la colonna sonora di Final Fantasy XV, in particolare con Apocalypsis Noctis.
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VORREI MA NON POSSO: disegnare. So che ci vuole davvero tanto impegno per diventare bravi, ma credo che un minimo di talento base o predisposizione siano necessari per arrivare a buoni livelli e io ne sono totalmente priva. Per fortuna ho Ambra.
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