Non sappiamo nient’ altro, e specialmente riguardo ai confini meridionali del territorio autareno. Possiamo solo congetturare che il riformarsi delle paludi nella nostra zona abbia reso trascurabile, sia militarmente che economicamente, un territorio attraverso il quale era quasi impossibile avventurarsi, e che riusciva soltanto a consentire una vita stentata a qualche dispersa famigliola di pescatori e di contadini. La monarchia dei Longobardi fu essenzialmente germanica, e una vera fusione tra i due popoli- il longobardo e l ' italiano- non si avverò se non dopo che il regno fondato da Alboino fu disgregato dall ' invasione dei Franchi nel 774. Solo in seguito al fenomeno del feudalesimo, quando anche gli antichi signori longobardi che si erano dichiarati vassalli dell ' imperatore avevano dovuto rinunciare al loro status di proprietari per ridursi a semplici beneficiari di terre, i liberi possessori degradarono in massa a contadini imbelli, bisognosi dell ' altrui difesa, e perdendo la loro personale libertà, andarono formando un gruppo indistinto, anche se diversissimo per origine, con le popolazioni assoggettate. La conquista dei Franchi aveva portato in Italia, per evidenti necessità militari, ma soprattutto perché secondo la tradizione germanica le spoglie spettavano al vincitore, anche una folta schiera di uomini nuovi provenienti dai territori nordici entrati ormai nell ' orbita dell ' impero carolingio: erano borgognoni, alamanni, bavari, sassoni, che non si fusero mai con la popolazione italica, ma le si sovrapposero, come un sottile strato etnico, formato essenzialmente da latifondisti che col tempo diventeranno i rappresentanti ufficiali dell ' autorità regia. E poiché non era neppure concepibile per quei tempi che chi esercitava l ' autorità sovrana non possedesse un ' adeguata forza militare, atta a consentirgli di tenere in soggezione i possidenti e i potenti locali, che a loro volta per la legge del macroparassitismo potevano disporre in proprio di uomini d ' arme ed incutere agli altri il dovuto rispetto, sorse e prese definitiva consistenza il feudo, cioè la piena disponibilità di un adeguato possedimento terriero per investitura sovrana, tale che il funzionario fosse dotato con larghezza di quei beni e di quelle risorse- anche militari- che gli evitassero di dipendere dalla buona grazia dei grandi della contea o del marchesato. Conte o marchese, dunque, fu chiamato questo rappresentante del potere imperiale; ma non aveva quelle terre, quel seguito di uomini d ' arme in proprio, bensì in ragione dell ' ufficio pubblico che deteneva, ufficio che del resto- salvo il caso di disobbedienza o di tradimento- non gli riusciva difficile nel tempo perpetuare nella sua famiglia, sempre attraverso- s ' intende- l ' approvazione e la conferma del sovrano. Anzi, col progressivo ridursi dell ' autorità del re, il quale si trovava costretto a non lesinare privilegi e immunità per garantirsi la fedeltà dei suoi ombrosi e insaziabili funzionari, vennero a formarsi aggruppamenti di grandi casate marchionali e comitali- favoriti spesso da astute politiche matrimoniali- che furono in grado di proporre i propri candidati al trono, quando con la morte di Carlo il Grosso( 888) cadde con lui anche l ' ultima traccia della legittimità carolingia. E per quanto riguarda l ' Italia in particolare, con la sparizione dell ' ultimo discendente di Carlo Magno, assistiamo al succedersi di vari re( Berengario marchese del Friuli, Guido duca di Spoleto, Arnolfo re di Germania, Ludovico re di Provenza, Rodolfo re di Borgogna, Ugo di Provenza, Lotario di Provenza, Berengario marchese d ' Ivrea), finché nel 964, Ottone I, re di Germania e imperatore, aggregò la nostra penisola in qualità di vassalla al suo regno, ricostituendo così il Sacro Romano Impero( che da franco, come era stato sotto Carlo Magno, divenne così germanico e durò fino a quando non fu abbattuto da Napoleone nel 1806).