16 | BIELLA 50 1968-2018
Eco di Biella | LUNEDÌ 25 GIUGNO 2018
LE DATE Vietnam 30 gennaio ‘68 LE DATE Roma 1 marzo ‘68
La sorpresa dell’offensiva del Têt La “battaglia” di Valle Giulia
In occasione del capodanno lunare, esercito e guerriglieri
del Nord comunista lanciano a sorpresa un’o f f e n s iva
contro il Sud appoggiato dagli Americani. E’ una svolta
soprattutto psicologica: negli USA anche l’opinione pub-
blica moderata comincia a schierarsi contro la guerra. A
marzo il presidente Johnson annuncia che non si rican-
diderà. Storica mattinata di scontri davanti alla facoltà di archi-
tettura sgombrata il giorno prima. Bilancio: Otto auto-
mezzi bruciati, 148 feriti tra le forze dell’ordine, 47 stu-
denti in ospedale, 232 tra arrestati e fermati (di ogni parte
politica). A giugno Pasolini pubblica la (fin troppo citata)
poesia che difende i poliziotti «figli di poveri» contro i
«figli di papà».
LO STORICO Il racconto di un leader del Movimento
Orsi: «Così portammo il 68
nella nostre province»
C
lasse 1949, ai tem-
pi studente di let-
tere, poi inse-
gnante di letteratura ita-
liana e storia nelle scuole
superiori e dirigente sco-
lastico, Alessandro Orsi è
autore di numerosi libri e
articoli sulla storia del
territorio (tra cui uno stu-
dio sul ‘68 in Valsesia e
Valsessera), appassionato
di musica e di turismo,
presidente dell’Anpi a
Borgosesia e consigliere
dell’Istituto per la storia
della Resistenza.
Il racconto. «Proprio nel-
l’ottobre del Sessantotto
entro all’università, alla Fa-
coltà di Lettere di Torino,
una facoltà particolarmente
‘r ivo l u z i o n a r i a ’: infatti, ap-
pena ci metto piede, la
trovo occupata, per pro-
testa contro il potere dei
‘baroni’ universitari. Lì co-
nosco i leader del mo-
vimento milanese (come
Mario Capanna) e torinese
(come Guido Viale).
«Quassù, nelle nostre zone
- Biellese, Vercellese, Val-
sesia - gli echi del mo-
vimento arrivano a fine ‘68,
ad opera di alcuni studenti
universitari come me, per
poi diffondersi nelle ultime
classi delle scuole supe-
riori: dapprima nei licei,
dove i ragazzi avevano una
certa cultura, una maggiore
capacità di leggere la realtà,
e poi negli altri istituti.
«Dunque, io divento uno di
quelli che qui in Valle
chiamavano i ‘leader’ del
movimento: iniziamo a ri-
trovarci a casa di Cino
Moscatelli (storico coman-
dante partigiano, poi par-
lamentare e, in quegli anni,
amministratore
locale,
ndr), personalità lungimi-
rante che ci offre ospitalità
e supporto: è lui a fi-
nanziare il nostro giorna-
letto ‘L’impegno’, la prima
pubblicazione studentesca
di taglio non goliardico,
che affronta temi politici e
sociali, suscitando un certo
s c a l p o r e.
L’alluvione. «Nel Biellese
arriva poi l’alluvione e fun-
ge da catalizzatore, atti-
rando qui molti studenti
universitari da Torino, da
Milano, da altre città, che
portano le idee e le espe-
rienze che stanno avve-
nendo nel resto del paese.
«I primi scioperi studen-
teschi in Valsesia iniziano
nella primavera del ‘69:
una novità assoluta, stu-
denti in sciopero fino ad
allora non si erano mai
visti. Ricordo il primo cor-
teo a Varallo, tutti questi
ragazzi che escono dalle
scuole, con il sindaco Bru-
no e il maresciallo dei
Carabinieri De Mari (il cui
figlio militava tra l’altro nel
movimento), che cercano
di parlare con noi, ci esor-
tano a non cacciarci nei
guai: persone degnissime,
viste con gli occhi di oggi,
con un atteggiamento be-
nevolo nei nostri riguardi
che noi allora definivamo
‘pater nalistico’.
«Gli obiettivi sono quelli di
combattere gli elementi di
arretratezza presenti nella
scuola: in particolare, si
sciopera contro l’a u t o r i t a-
rismo di alcuni insegnanti e
presidi, contro programmi
di studio obsoleti, e anche
per ottenere miglioramenti
nelle strutture scolastiche,
come il famoso sciopero
organizzato a Varallo per
protestare contro la man-
canza di palestre.
«Poi, c’è l’ambizione di
creare una sinergia con il
mondo del lavoro, che ini-
zialmente ha poco suc-
cesso: gli operai mostrano
diffidenza verso questi ‘i n-
tellettuali’, figli della bor-
ghesia. Ma quando nel ‘69
inizia l’ondata di lotte ope-
raie, le cose si sbloccano e
gli studenti diventano in-
terlocutori e collaboratori
preziosi: ricordo i nostri
volantinaggi davanti a Mi-
rafiori, con gli operai che
prendono i nostri volantini
e si fermano a discutere…
l’incontro auspicato è fi-
nalmente avvenuto.
Il movimento cresce. «E
infatti, tra il ‘69 e il ‘70, il
movimento cresce e inizia
a diventare un interlocutore
delle istituzioni, che va a
trattare con le autorità su
molti temi. Le reazioni
sono diverse: alcuni in-
segnanti, alcuni politici al-
l’interno dei partiti della
sinistra (Pci e Psi) lo ap-
poggiano o lo guardano
con interesse, vedendovi
elementi forti di rinnova-
mento sociale. Ma in ge-
nere prevalgono le reazioni
negative, sia da parte della
classe docente, sia nella
società, dove gli studenti
sono considerati immaturi,
goliardi, perfino ingrati: fi-
gli di papà, mantenuti dai
genitori, che si permettono
anche il lusso di prote-
s t a r e.
Conf litti. «In quella fase,
avvengono scontri forti, in
particolare con alcuni in-
segnanti o presidi, ma si
tratta sempre di conflitti
verbali, mai violenti. Poi,
con la strage di Piazza
Fontana, che semina il ter-
rore nel dicembre 1969,
tutto cambia. Da un lato la