LUNEDÌ 19 FEBBRAIO 2018
VITA & ARTI | 47
| Eco di Biella
L’INIZIATIVA Da Bolaffi
Dal K2 all’asta
Moncler di Angelino
Il Moncler con cui l’alpinista biellese
Ugo Angelino partecipò alla spedizione
italiana sul K2 nel 1954 (ma anche altri
oggetti personali) sarà battuto all’asta il
28 febbraio sul sito astebolaffi.it insieme
ad altri memorabilia, poster, arredi e og-
getti da collezione destinati agli amanti
degli sport invernali. Per la prima ven-
dita italiana interamente dedicata alla
montagna, Aste Bolaffi propone un ca-
talogo di 81 lotti accuratamente selezio-
nati, capaci di raccontare la passione per
la montagna in tutte le sue declinazioni.
Oggetti dall’indiscusso valore storico e
simbolico sono i memorabilia del K2,
conquistato il 31 luglio 1954 da Achille
Compagnoni e Lino Lacedelli con il de-
terminante contributo del giovane Wal-
ter Bonatti e del pakistano Amir Mahdi.
Risale all’impresa il Moncler di Ange-
lino, uno dei “magnifici tredici”: il giac-
cone blu in piumino d’oca fu il primo
brevettato con la consulenza del grande
alpinista Lionel Terray. Il Moncler è sti-
mato tra i 40 e i 50 mila euro.
L’EVENTO La collezione unica di un trio di biellesi
Sci da storia e da museo
Ramella: «Stiamo lavorando ad una permanente a San Giovanni»
Con i suoi 1800 pezzi, accu-
ratamente conservati e catalo-
gati, la Mostra dello Sci è pro-
babilmente la più grande e
completa raccolta di sci esi-
stente. A raccontarla sono stati
- sabato scorso al Museo del
Territorio, nell’ambito della
mostra ‘N eve ’ - i suoi ideatori e
curatori, che hanno illustrato,
tra spiegazioni tecniche, aned-
doti e ricordi, personaggi e sto-
rie, alcuni dei pezzi più signi-
ficativi della collezione: dai pri-
mi sci in legno realizzati dai
falegnami biellesi del primo
Novecento, a quelli d’impor -
tazione degli anni Quaranta,
ancora in legno, fino all’evo -
luzione dei materiali negli anni
Cinquanta e Sessanta, per ar-
rivare agli sci carving dei nostri
gior ni.
Nel 1908 e nel 1909 i migliori
lutteur del mondo a Biella
il trionfatore fu Giovanni Rai-
c ev i c h .
Tornando al “Premio Biella”
del 12-14 marzo 1909 e curio-
sando un po’ sul web, è possibile
saperne qualcosa in più sui pro-
tagonisti di quell’evento memo-
rabile per i biellesi dell’epoca. Lo
stesso Raicevich ebbe, come tan-
ti sportivi, tanta gloria mentre
era in attività quanto oblio ap-
pena appese... che cosa si ap-
pende al chiodo quando si smet-
te di fare la lotta? Dopo le me-
daglie d’oro e le grandi vittorie
(fu per 22 anni di fila campione
italiano della sua categoria e una
sua scheda biografica on line di-
ce: “nonostante l’altezza di soli
1,72 metri, combatté contro per-
sonaggi di più elevata statura ri-
sultando sempre vincitore. Paul
Pons, ad esempio, battuto nella
finale del Teatro dal Verme, era
ben 23 centimetri più alto e pe-
sava 25 chilogrammi di più”) si
diede al cinema interpretando la
parte di Maciste in una decina di
pellicole. Partecipò alla Grande
Guerra come volontario. Lui
tornò a casa, ma non il suo ama-
to primogenito. Morì dimenti-
cato nel 1957, a 76 anni. Altre
biografie reperibili sul web illu-
strano i destini di alcuni dei lot-
tatori che si contesero il “Premio
Biella” nel 1909. Notevole la sto-
ria di “Kara Mustafà”, indicato
come turco, e che turco non era
per nulla. Quello era il sopran-
nome (uno dei tanti) di Hadzhi-
mukan o Khazhymukan Mu-
naitpasov, kazako, leggenda vi-
vente nel suo paese, lottatore e
artista da circo, grande patriota
(già anziano si esibì per racco-
gliere i fondi necessari per ac-
quistare un aereo per l’Ar mata
Rossa, cosa che avvenne e Stalin
in persona lo ringraziò per il no-
bile gesto), eppure costretto a fin-
gersi giapponese (della Manciu-
ria) o anatolico (da cui il sopran-
nome) per poter combattere in
Europa. Morì nel 1948 a 77 anni.
Anton Gerigkoff, di Varsavia,
era nato nel 1874. Professionista
dal 1905, a sedici anni sollevava
65 kg con una sola mano e in
piena forma aveva un torace da
128 cm. Aimable de la Calmette,
figlio e fratello d’arte, quando
non lottava gestiva con la moglie
un negozio di pollame nel suo
villaggio del Midì.
Nikola Petroff fu un’altra leg-
genda già in vita. Nato nel 1873,
divenne un vero eroe nazionale
bulgaro fino alla morte avvenuta
nel 1925. La fama di campione
d’America (1898) e di campione
del mondo (1900) gli sopravvisse
e tuttora una competizione di
livello internazionale porta il
suo nome. Per avere notizie degli
altri (il più “misterioso” è lo
scozzese Withes), basta navigare
in Internet e immergersi in un
mondo per affezionati praticanti
e cultori della materia, dove si
conserva reverente memoria an-
che di campioni così distanti dai
giorni nostri. Altro segno che la
lotta è arte, cultura e stile di vita,
non solo potenza muscolare e
nemmeno soltanto uno sport.
Quei giganti non si risparmia-
vano e infiammavano il pubbli-
co, ma tra quei combattenti c’era
la condivisione di un’esistenza
dura, spesso raminga, con un
unico codice d’onore e molta
amicizia. Spesso si muovevano
in gruppo, spalla gli uni degli
altri, come una compagnia in
tournée o come un circo, sfidan-
dosi o sfidando qualche corag-
gioso spettatore dimostrando
che la violenza dello scontro fi-
sico, del duello e della guerra,
può sublimare in un innocuo,
coinvolgente e spettacolare in-
t r a t t e n i m e n t o.
l Danilo Craveia
La storia di questa curiosa col-
lezione inizia una ventina di
anni fa, quando un grande ap-
passionato, Alberto Vineis,
raccoglie i primi sci abbando-
ALBUM DI SCI
SCI DA STORIA Piero Ramella tra gli esemplari
più vecchi: i primi sci prodotti dai falegnami
biellesi negli anni ‘20, alti più di due metri,
marchiati “Valle Oropa”. In basso, Alberto Vineis e
Ramella mostrano i curiosi ‘attacchi Nava’, pro-
gettati per essere utilizzati con calzature simili a
doposci (più confortevoli degli scarponi), lanciati
nel 1983 sponsorizzando il film Vacanze di Natale,
poi scomparsi dal mercato. Accanto e in basso
dettagli di vecchi sci della collezione e, sopra, il li-
bro editato da Botalla: Sci, mille e una storia
nati nei cassonetti dell’immon -
dizia: «Perché buttare ciò che
potrebbe diventare un cime-
lio?». E così, a poco a poco, ne
accumula quasi seicento nella
sua casa di Bornasco. Comin-
cia allora a contattare i negozi
del settore proponendo loro di
esporli, ma nessuno sembra in-
teressarsi all’idea, finché non
arriva all’Equipe Olympique
Sport: il suo titolare, Piero Ra-
mella, ha alle spalle una storia
professionale in grandi aziende
di articoli sportivi, iniziata alla
Rossignol, dove a sua volta ave-
va raccolto una quantità di sci
d’epoca. E’ l’incontro di due
collezioni, ma anche di due
passioni, a cui recentemente si
unisce quella di Fabrizio Cor-
betta, insegnante e pubblicista,
già presidente del Panathlon
Club di Biella.
Grazie ai contatti di Piero Ra-
mella con il mondo dello sci,
che arricchisce la collezione
dei cimeli donati da campioni
come Gustav Thoeni e Piero
Gros, e ad una miriade di do-
nazioni di sciatori, che metto-
no a disposizione vecchi sci e
scarponi, la collezione cresce.
E inizia a mostrarsi al pub-
blico: la prima esposizione av-
viene a Bornasco nel 2011, e
molte ne seguono, nel Biellese
e fuori, da Limone Piemonte
alla Valtellina, durante eventi e
manifestazioni di ogni tipo.
Naturale dunque pensare di
farne una esposizione perma-
nente, una realtà stabile che
possa diventare una risorsa tu-
ristica per il territorio. E per
questo progetto oggi c’è anche
una possibile location: il San-
tuario di San Giovanni di An-
dorno, in Valle Cervo, che già
ora espone alcuni esemplari
della raccolta e che potrebbe
accogliere l’intera collezione
nel grande locale sottostante il
piazzale, originariamente adi-
bito a palestra e da tempo in
d i s u s o.
La collezione - fatta di sci, ma
anche di scarponi, attrezzatu-
re, foto, documenti d’epoca -
potrebbe così dare vita ad un
vero e proprio Museo dello sci,
unico nel suo genere in Italia (e
con pochi esempi anche al di
fuori), dove ospitare le centi-
naia e centinaia di esemplari e
dove poter raccontare tutto il
mondo che ci sta dietro: un se-
colo di storia dello sci ma anche
del costume, attraverso la mi-
riade di storie, grandi e piccole,
di chi - dai pionieri ai campioni,
dai professionisti ai semplici
appassionati - quegli sci li ha
‘vissuti’.
«Perché la Mostra dello sci -
dice Pietro Ramella - è nata
dalla passione di tre pazzi, ma è
diventata un patrimonio collet-
tivo: dietro a ogni esemplare ci
sono eventi, ricordi, emozioni,
c’è un pezzo della nostra vita».
l Simona Perolo