Portfolio 2017 | Page 27

LUNEDÌ 30 OTTOBRE 2017 BIELLA | 13 | Eco di Biella LE STORIE/2 “Scuola, gavetta e poi oggetti unici” Hanno seguito il tradizionale percorso dell’ar tigiano Umberto e Andrea, titolari della falegnameria Ar- telegno di Varallo: hanno condiviso un corso di eba- nisteria, il tirocinio presso una bottega valsesiana e poi, poco più che ventenni, la scelta di ‘mettersi in proprio’, per produrre arredamenti, boiserie, scale, serramenti in legno: tutto esclusivamente in legno massello – “perché ci piace lavorare il legno vivo” - e fatto su misura, a partire dal progetto fino alla posa, con cura e passione, tanto che nel 2002 hanno ottenuto il marchio ‘Piemonte Eccellenza Artigiana’. Una storia tradizionale ma un futuro di innovazione: “oggi, grazie ad un nuovo macchinario a controllo numerico, possiamo dare un tocco creativo alle nostre creazioni.” Il lavoro non manca: “Nonostante la crisi, noi abbiamo sempre lavorato: certo, bisogna sapersi accontentare… Questo mestiere non è facile, richiede una lunga gavetta, però hai la soddisfazione di realizzare oggetti belli e unici... Insomma, è un lavoro che devi sentirtelo…” l S.P. LA STORIA/3 LA STORIA/4 Anche per Francesca - ti- tolare del laboratorio La Va- saia, che produce oggetti in ceramica per la casa - l’in- contro con l’attività artigia- nale è stato un colpo di ful- mine: “Quindici anni fa, in Canada, ho fatto per caso un corso di ceramica per hob- bisti e ho capito che era quel- lo che volevo fare. Ho seguito un corso professionale in To- scana per un anno e poi, tornata a Biella nel 2006, ho avviato una mia attività. La- voro soprattutto nelle fiere all’estero, dove il mercato è più pronto: qui è piuttosto difficile far capire il valore di un oggetto artigianale, che si trova a competere con i pro- dotti Ikea. Però, poco alla volta, anche il pubblico biel- lese sta iniziando a rispon- dere. Ci vuole pazienza, si rinuncia a tante cose, però ne vale la pena: si campa con poco, ma felici e soddisfat- ti”. futuro, dando un tocco di creatività femminile: come i mini-libri decorati, che ho ideato come piccoli libri dei sogni…” l S.P. E’ invece figlia d’arte Serena che, dopo aver studiato chi- mica farmaceutica, ha de- ciso di dedicarsi alla bottega di famiglia, la Legatoria De Pasquale, fondata dal padre al Piazzo nel 1960. Da lui ha ereditato tecniche an- tiche, come la decorazione delle copertine con fregi realizzati a caldo in foglia d’oro: “Una tecnica antica, ormai molto rara, che va continuamente affinata… ma il risultato ripaga, alla fine vedi che il libro ri- splende”. Una tradizione che Serena rispetta rigo- rosamente – come prescrive il marchio "Eccellenza Ar- tigiana" della Regione Pie- monte – ma su cui innesta elementi innovativi: “Cerco di portare la tradizione nel che sembra tornare in auge: co- me ha ricordato Patrizia Mag- gia, responsabile artistica dell’e- vento, non c’è mestiere più so- stenibile di quello dell’ar tigiano, che lavora in modo non frene- tico, usando soprattutto le pro- prie mani, in stretto rapporto con il territorio, conoscendo e rispettando le materie prime che usa. Per questo sta crescendo una generazione di nuovi arti- giani, che mantiene e recupera la tradizione, rileggendola però con gli occhi di oggi. A confer- mare questo rinnovato appeal del saper fare, tra le antiche mura del Piazzo ci sono anche altri visi giovani, anzi, giovanissimi: le ragazze e i ragazzi del liceo ar- tistico - che hanno seguito eventi formativi a loro dedicati - e quelli dell’indirizzo turistico dell’isti - tuto Bona, impegnati nell’acco - glienza ai visitatori. Un po’ in - timoriti dal primo contatto con i visitatori, prendono a poco a po- co confidenza con il ruolo: dan- no indicazioni, invitano ad en- trare, suggeriscono percorsi. Raccontano la loro esperienza: «Questi palazzi, li vedevo dal di fuori e non ci facevo caso… ieri li abbiamo girati ed è stata una sor presa…», «Ho parlato con gente da tutto il Piemonte, da Milano, dalla Val d’Aosta, ieri sono arrivati visitatori francesi e ho potuto dare loro spiegazio- ni…», «Vedo che arrivano molti che non conoscono Biella, ma poi la apprezzano, mentre tanti biellesi la snobbano», «Volevo dare una mano a questa inizia- tiva, perché spero dopo la scuola di poter lavorare nel settore tu- ristico». L’idea sembra avere funzionato e l’evento, promettono gli orga- nizzatori, avrà un seguito, con cadenza biennale. I generali La Marmora, dalle pareti, sorrido- no sotto i baffoni. La vasaia: vita difficile, ma ci provo “Ricami d’oro per i libri dei sogni…” l S.P. l Simona Perolo