LUNEDÌ 30 OTTOBRE 2017
BIELLA | 13
| Eco di Biella
LE STORIE/2
“Scuola, gavetta e poi oggetti unici”
Hanno seguito il tradizionale percorso dell’ar tigiano
Umberto e Andrea, titolari della falegnameria Ar-
telegno di Varallo: hanno condiviso un corso di eba-
nisteria, il tirocinio presso una bottega valsesiana e poi,
poco più che ventenni, la scelta di ‘mettersi in proprio’,
per produrre arredamenti, boiserie, scale, serramenti in
legno: tutto esclusivamente in legno massello – “perché
ci piace lavorare il legno vivo” - e fatto su misura, a
partire dal progetto fino alla posa, con cura e passione,
tanto che nel 2002 hanno ottenuto il marchio ‘Piemonte
Eccellenza Artigiana’. Una storia tradizionale ma un
futuro di innovazione: “oggi, grazie ad un nuovo
macchinario a controllo numerico, possiamo dare un
tocco creativo alle nostre creazioni.” Il lavoro non
manca: “Nonostante la crisi, noi abbiamo sempre
lavorato: certo, bisogna sapersi accontentare… Questo
mestiere non è facile, richiede una lunga gavetta, però
hai la soddisfazione di realizzare oggetti belli e unici...
Insomma, è un lavoro che devi sentirtelo…”
l S.P.
LA STORIA/3 LA STORIA/4 Anche per Francesca - ti-
tolare del laboratorio La Va-
saia, che produce oggetti in
ceramica per la casa - l’in-
contro con l’attività artigia-
nale è stato un colpo di ful-
mine: “Quindici anni fa, in
Canada, ho fatto per caso un
corso di ceramica per hob-
bisti e ho capito che era quel-
lo che volevo fare. Ho seguito
un corso professionale in To-
scana per un anno e poi,
tornata a Biella nel 2006, ho
avviato una mia attività. La-
voro soprattutto nelle fiere
all’estero, dove il mercato è
più pronto: qui è piuttosto
difficile far capire il valore di
un oggetto artigianale, che si
trova a competere con i pro-
dotti Ikea. Però, poco alla
volta, anche il pubblico biel-
lese sta iniziando a rispon- dere. Ci vuole pazienza, si
rinuncia a tante cose, però ne
vale la pena: si campa con poco, ma felici e soddisfat-
ti”. futuro, dando un tocco di
creatività femminile: come i
mini-libri decorati, che ho ideato come piccoli libri dei
sogni…”
l S.P. E’ invece figlia d’arte Serena
che, dopo aver studiato chi-
mica farmaceutica, ha de-
ciso di dedicarsi alla bottega
di famiglia, la Legatoria De
Pasquale, fondata dal padre
al Piazzo nel 1960. Da lui
ha ereditato tecniche an-
tiche, come la decorazione
delle copertine con fregi
realizzati a caldo in foglia
d’oro: “Una tecnica antica,
ormai molto rara, che va
continuamente
affinata…
ma il risultato ripaga, alla
fine vedi che il libro ri-
splende”. Una tradizione
che Serena rispetta rigo-
rosamente – come prescrive
il marchio "Eccellenza Ar-
tigiana" della Regione Pie-
monte – ma su cui innesta
elementi innovativi: “Cerco
di portare la tradizione nel che sembra tornare in auge: co-
me ha ricordato Patrizia Mag-
gia, responsabile artistica dell’e-
vento, non c’è mestiere più so-
stenibile di quello dell’ar tigiano,
che lavora in modo non frene-
tico, usando soprattutto le pro-
prie mani, in stretto rapporto
con il territorio, conoscendo e rispettando le materie prime che
usa. Per questo sta crescendo
una generazione di nuovi arti-
giani, che mantiene e recupera la
tradizione, rileggendola però
con gli occhi di oggi. A confer-
mare questo rinnovato appeal
del saper fare, tra le antiche mura
del Piazzo ci sono anche altri visi giovani, anzi, giovanissimi: le
ragazze e i ragazzi del liceo ar-
tistico - che hanno seguito eventi
formativi a loro dedicati - e quelli
dell’indirizzo turistico dell’isti -
tuto Bona, impegnati nell’acco -
glienza ai visitatori. Un po’ in -
timoriti dal primo contatto con i
visitatori, prendono a poco a po- co confidenza con il ruolo: dan-
no indicazioni, invitano ad en-
trare, suggeriscono percorsi.
Raccontano la loro esperienza:
«Questi palazzi, li vedevo dal di
fuori e non ci facevo caso… ieri li
abbiamo girati ed è stata una
sor presa…», «Ho parlato con
gente da tutto il Piemonte, da Milano, dalla Val d’Aosta, ieri
sono arrivati visitatori francesi e
ho potuto dare loro spiegazio-
ni…», «Vedo che arrivano molti
che non conoscono Biella, ma
poi la apprezzano, mentre tanti
biellesi la snobbano», «Volevo
dare una mano a questa inizia-
tiva, perché spero dopo la scuola di poter lavorare nel settore tu-
ristico».
L’idea sembra avere funzionato
e l’evento, promettono gli orga-
nizzatori, avrà un seguito, con
cadenza biennale. I generali La
Marmora, dalle pareti, sorrido-
no sotto i baffoni.
La vasaia: vita difficile, ma ci provo “Ricami d’oro per i libri dei sogni…”
l S.P.
l Simona Perolo