34 | VITA & ARTI
RASSEGNA CULTURALE Mercoledì, a Palazzo La Marmora
Eco di Biella | LUNEDÌ 9 OTTOBRE 2017
CICLO DI CONFERENZE Venerdì, alla ore 18
“FestivaLungo”, incontro sul fumetto Nuovi autori alla biblioteca civica:
con Stefano Cristante e Corto Maltese Pellegrini da film-maker a scrittore
Il “Fe s t iva L u n g o ” torna con due appuntamenti: il primo mer-
coledì, 11 ottobre, alle ore 21, è la presentazione di “Andrea
Pazienza e l’arte del fuggiasco”, ultimo libro di Stefano Cri-
stante, docente di Sociologia e autore di “Corto Maltese e la
poetica dello straniero”. Con la libreria Giovannacci.
Nuove date per il ciclo “Incontri con l’autore alla Biblioteca
Civica di piazza Curiel”, a Biella. La prima è quella della pre-
sentazione del primo romanzo di Maurizio Pellegrini, che si
terrà venerdì, alle ore 18, ed è realizzato in collaborazione con
“Biella incontri e racconti”: “Portando il cane nel parco”.
INCONTRI CON L’AU TO R E Il primo il prossimo 20 ottobre
Altro tris di scrittori da Giovannacci:
arrivano Bolaffi, Cantone e Caschetto
Alla libreria Giovannacci sono attesi Nicola Bolaffi, che il 20
ottobre presenterà il nuovo libro “La sottile armonia degli op-
posti”. Il 21 ottobre, toccherà al biellese Andrea Cantone, au-
tore de “Un giorno alla volta”. Terzo incontro, previsto per l’8
novembre, con Andrea Caschetto e il “Come se io fossi te”.
IL DIBATTITO
LA CANDIDATURA
Nel 2022
Biella ‘città
alpina’?
Ripensare
la montagna
tra Heidi
e Disneyland
N
ebbia fitta, o forse una
di quelle nuvole basse
che spesso calano a na-
scondere i monti biellesi. Poi,
improvviso, uno squarcio di az-
zurro e la cima del Mucrone ri-
flessa nel lago, che mostra la sua
migliore veste, verde smeraldo,
mentre in alto incombe la sa-
goma un po’ sinistra della vec-
chia stazione abbandonata del-
l’Anticima, a ricordare i fasti di
un modello di sviluppo turistico
di cui oggi restano solo gli sche-
letri. Non poteva esserci scena-
rio più emblematico per acco-
gliere, al Lago del Mucrone, i
partecipanti all’incontro ‘Ri -
pensare alla montagna’, che ha
aperto nei giorni scorsi l’eve n t o
Mucrone Days. Un seminario
sul campo, con una sessantina di
addetti ai lavori - giornalisti,
esperti, professionisti della
Nella conca
di Oropa
celebrati i 30 anni
di Mountain
Wi l d e r n e s s
montagna (dalle guide ai volon-
tari del soccorso alpino) e qual-
che figura istituzionale - muniti
di zaino e scarponi, a vedere dal
vivo la realtà emblematica di
una piccola stazione turistica
che, dopo il boom degli anni
‘60-’70 e il successivo declino,
comune a tante località di media
montagna, oggi sta cercando il
rilancio e una nuova identità.
L’evento, organizzato dal Cai
locale, è stato ispirato da un an-
niversario importante: i tren-
t’anni di vita di Mountain Wil-
derness, associazione nata pro-
prio a Biella, a conclusione del-
l’omonimo convegno organizza -
to dal Club Alpino Accademico
Italiano e dalla Fondazione Sella
nell’autunno del 1987.
Una ricorrenza del genere non
poteva che stimolare una rifles-
sione sul futuro della monta-
gna, tra rischi di spopolamento
e di marginalizzazione da un
lato e, dall’altro, potenzialità di
sviluppo: uno sviluppo che pe-
rò - se non governato da criteri
di sostenibilità - rischia di ap-
portare danni irreversibili al pa-
trimonio ambientale, la prin-
cipale risorsa delle ‘terre alte’.
E su queste contraddizioni è
ruotato infatti il dibattito, pro-
seguito nel pomeriggio al San-
tuario di Oropa, a cui l’ecce -
zionale panel di esperti pre-
sente ha fornito molteplici sti-
moli, ma ha anche evidenziato
come una nuova ‘cultura’ della
montagna, adeguata all’oggi,
sia ancora tutta da costruire.
Certo occorre - hanno concor-
dato i relatori - superare de-
finitivamente la visione otto-
centesca, idealizzata ed estetiz-
zante, di una montagna da car-
tolina: ‘uccidere Heidi’, per usa-
re la fortunata metafora del po-
litico bellunese Sergio Reolon.
Ma quale può essere oggi
l’approccio corretto? Da un la-
to, la spinta alla valorizzazione
della montagna in chiave tu-
ristica - sempre più incorag-
giata da investimenti pubblici e
privati - rischia di trasformarla
in un semplice scenario per at-
tività ricreative, spesso molto
impattanti, in un grande parco
giochi per cittadini in cerca di
fugaci evasioni: si è citato a
questo proposito il progetto di
funivia tra Valtournanche e
Val d’Ayas, anello mancante
del collegamento che, come si
è sentito dire più volte, “con -
sentirebbe di portare i turisti in
infradito da Alagna a Zer-
matt”.
Dall’altro, l’approccio più so-
stenibile vede nelle terre alte,
proprio perché marginalizzate
dallo sviluppo economico, un
‘luogo del futuro’, un labora-
torio dove è ancora possibile
sperimentare nuovi stili di vita,
o addirittura il luogo della ri-
bellione (o per lo meno della
resilienza) di fronte al modello
sociale e culturale dominante.
Ma forse si tratta, ancora una
volta, di una visione cultural-
mente élitaria - non è un caso
che i ‘nuovi montanari’ siano
spesso ex cittadini, in fuga da
precedenti vite metropolitane -
che rischia di confliggere con
la popolazione locale, la quale
ambisce invece a conquistare
proprio quegli standard di vita
urbani da cui molti fuggono.
Eppure oggi è possibile im-
maginare una terza via, che
superi l’antinomia città-mon-
tagna, la storica contrapposi-
zione tra ambientalisti (citta-
dini) e valligiani. Tanti gli stru-
menti e le buone pratiche citate
nel convegno: ad esempio le
nuove tecnologie, che permet-
tono di superare l’isolamento
di chi abita le terre alte; la cre-
AL LAGO DEL MUCRONE I partecipanti al seminario al lago del Mucrone
scita di un turismo sostenibile e
‘lento’, che crea occasioni di
contatto e contaminazione tra
città e montagna; la diffusione
di reti, sia orizzontali (tra città e
montagna, tra montagna e
montagna), sia verticali (filiere
produttive, che mantengano in
montagna il valore aggiunto
delle attività economiche).
Un percorso possibile, ma an-
cora tutto da costruire, che ri-
chiede un forte salto culturale.
E questa è - secondo i relatori -
la sfida per chi per professione
racconta la montagna, in par-
ticolare per i media specializ-
zati, in grado di proporre uno
sguardo e un linguaggio nuovo,
e per la stampa locale, la più
vicina allo spirito dei luoghi:
ridare voce e dignità alla mon-
tagna, raccontare una cultura
che nel giro di poche genera-
zioni si è persa e innestarla nel
contesto del terzo millennio,
con tutte le sue sfide e le sue
opportunità. Perché, come è
stato ricordato in chiusura del
convegno, «la natura non è mu-
ta, solo non ha microfono». E
ha tanto da raccontare.
l Simona Perolo
Come trent’anni fa, quando i mag-
giori alpinisti si riunirono qui, sotto
l’egida di Lodovico Sella, per lan-
ciare il loro manifesto a difesa della
montagna, Biella potrebbe ritrovare
la sua vocazione ‘alpina’, che ha
caratterizzato la sua storia ma si è
andata gradualmente perdendo dal-
l’industrializzazione in poi. E’ l’au -
spicio del Cai di Biella che, proprio
per riaccendere i riflettori sul tema,
ha portato ad Oropa un panel di
qualificati ‘nar ratori’ della monta-
gna: Luca Calzolari, direttore di
Montagne 360°, la rivista nazionale
del Cai; Roberto Mantovani, già
direttore della Rivista della Mon-
tagna e della testata Alp; Linda Cot-
tino, direttrice di Alp e curatrice del-
l’inserto del Manifesto dedicato alla
montagna; Simone Bobbio, respon-
sabile della comunicazione del Soc-
corso Alpino Piemontese; Renata
Pelosini, climatologa di Arpa Pie-
monte; Carlo Alberto Pinelli, regista
documentarista, già presidente di
Mountain Wilderness Italia, di cui
oggi è garante; Pietro Giglio, gior-
nalista e Guida alpina; Francesco
Sisti, fotografo per l'agenzia Clic-
kAlps. Ma l’incontro di Oropa è
stato solo l’esordio delle iniziative
dedicate a Mountain Wilderness: il
Cai di Biella propone infatti un ca-
lendario di eventi dedicati alla mon-
tagna, che culminerà l’11 novembre
con una intera giornata di studio alla
Fondazione Sella: in quella sede po-
trebbe essere lanciata la candidatura
per il 2022.
LE TESI DI BIELLA I punti salienti del documento del 1987
Dalla parte dei monti, luoghi della libertà
Le ‘Tesi di Biella’sono il manifesto
programmatico di Mountain Wil-
derness, elaborato durante il con-
vegno internazionale da cui nac-
que l’associazione, tenutosi per
l’appunto a Biella nel 1987 (in foto
il manifesto di allora): un documen-
to, entrato negli statuti di tutte le
sezioni nazionali dell’associazio -
ne, di straordinaria profondità, an-
che profetica, ancora attualissimo.
Eccone i punti salienti.
Montagna incontaminata, spa
zio di libertà. Il concetto di ‘wil -
der ness’ - traducibile come natura
selvaggia, non trasformata da at-
tività umane - è particolarmente
attinente all’ambiente montano di
alta quota, in cui si può ancora
sperimentare un incontro diretto
con i grandi spazi e viverne la
solitudine, i silenzi, i ritmi, le di-
mensioni, le leggi naturali e anche
il rapporto ravvicinato con il pe-
ricolo: insomma, uno dei pochi
spazi di libertà che la società odier-
na ci consente. La sua difesa non
riguarda dunque solo la dimen-
sione ecologica, ma attiene anche
ai valori estetici, etici e psicologici.
Per questo l’alpinismo, inteso co-
me esperienza di rapporto diretto
con la montagna, è innanzitutto
espressione di ‘cultura’.
L’alpinismo che offende la
montagna Gli alpinisti e loro as-
sociazioni hanno pesanti respon-
sabilità nel progressivo degrado
dell’ambiente montano, spesso
causato da indiffe-
renza, ignoranza,
insensibilità. In pri-
mis, il desiderio di
far avvicinare il
maggior numero
possibile di persone
alla pratica della
montagna, facili-
tandone l’a c c e s s o,
ha innescato spesso
processi di deleteria
antropizzazione:
rifugi, bivacchi, vie
ferrate, sono au-
mentati, senza at-
tenzione per l’im -
patto sui delicati
ecosistemi monta-
ni, rischiando così
di cancellare pro-
prio quei valori - la
solitudine, il silen-
zio, la grandiosità selvaggia del-
l’ambiente - che la montagna ci
offre. In particolare, lo sviluppo
dello sci su pista - con le sue in-
vasive infrastrutture - e l’uso di
mezzi di trasporto meccanici e ae-
rei favoriscono una fruizione di
massa di scarso valore culturale. E,
in generale, si ritengono deleterie
le attività di carattere consumisti-
co-spettacolare, che tendono a
considerare la montagna come un
semplice scenario
per attività spor-
t ivo - r i c r e a t ive.
Sugli alpinisti, so-
prattutto quelli
che per le loro im-
prese godono di
particolare presti-
gio, ricade una
pesante responsa-
bilità, perché non
sempre si com-
portano con coe-
renza quando en-
trano in gioco
l’affer mazione
personale, l’ago -
nismo o altri in-
teressi sportivi ed
economici: ad
esempio, le sem-
pre più numerose
spedizioni nel-
l’Himalaya o nel-
le Ande sono responsabili del de-
grado di quei luoghi eccezionali,
con comportamenti quali l’abban -
dono dei campi di quota, delle
corde fisse, dei rifiuti solidi, l’u-
tilizzo di legna da ardere raccolta
sul posto, causa della desertifica-
zione delle alte valli.
L’inquinamento culturale Ma i
danni dell’alpinismo di massa so-
no anche culturali: lo stillicidio di
spedizioni e gruppi di trekkisti -
portatori di una visione ‘euro -
po-centrica’ e spesso impreparati,
dal punto di vista storico-antropo-
logico, ad accettare e rispettare la
diversità - sta provocando profonde
trasformazioni nella cultura delle
popolazioni locali, introducendo
parametri di valutazione tipica-
mente occidentali all’interno di
gruppi umani del tutto impreparati
ad interpretarli correttamente, cau-
sando la degradazione etico-socia-
le-culturale di intere comunità.
Da Biella, un nuovo m ov i m e n t o
Per compiere un deciso passo avanti,
gli alpinisti di tutto il mondo, riuniti
al Convegno Mountain Wilderness
di Biella, decidono di dare vita a un
nuovo movimento, capace di ela-
borare strategie coraggiose, anticon-
formiste ed efficaci, per difendere e
recuperare gli ultimi spazi inconta-
minati del pianeta, per stimolare la
crescita della consapevolezza am-
bientale di strati sempre più ampi di
frequentatori della montagna.