Portfolio 2017 | Page 22

30 | & ARTI VITA Eco di Biella | LUNEDÌ 4 SETTEMBRE 2017 RASSEGNA MUSICALE Domenica, alle ore 15.30 Gli “Itinerari Musicali” a Oropa: Beethoven al Giardino Botanico Proseguono gli appuntamenti previsti in calendario, per la quinta edizione degli “Itinerari Musicali” nella Rete Mu- seale Biellese. Serie di incontri dedicati alle note e orga- nizzati nelle diverse cellule museali biellesi. Il decimo evento o itinerario musicale è previsto per do- menica - 10 settembre - alle ore 15.30. Location di stavolta Oropa Santuario, o meglio l’Oasi Wwf Giardino Bota- n i c o. Prima, alle 15.30, la visita guidata del sito; poi, alle ore 17, nella sala convegni il concerto “Suggestioni della natura nel repertorio per violino e pianoforte”. Protagonisti sa- ranno Franco Mezzena, al violino, e Stefano Giavazzi, al pianoforte. Il repertorio che sarà proposto al pubblico con- ta, invece, musiche di Mozart, Beethoven, Schubert e Brahms. Ingresso gratuito. R E S TAU R I Al sacro Monte Cherubini e fanciulle riprendono l’antico colore V ita dura, quella delle sta- tue e dei dipinti del Sa- cro Monte di Oropa, con l’umidità che sale dal terreno e la pioggia che entra dai tetti in rovina, con ladri e vandali ad asportarne le parti più belle, con in- ferriate e reti ad impedirne la vista e infine, a dare il colpo di grazia, con una serie di infelici interventi che, per camuffare i danni del tempo e delle intemperie, li hanno alterati con ma- teriali e colori improbabili. Dopo che nel 2003 i Sacri Monti di Piemonte e Lombardia sono en- trati a far parte del Patrimonio Mondiale Unesco, è iniziata una lunga e difficile opera di recupero: negli ultimi anni, sono state re- staurate superfici esterne e tetti e ora è la volta degli interni. Lo scorso novembre, uno studio co- noscitivo ha monitorato lo stato di degrado della parte strutturale, Valazza racconta i lavori alle cappelle della Dimora e dell’I m m a co l a t a pittorica, decorativa e statuaria per valutarne la situazione e program- mare gli interventi più urgenti. E ora, da qualche mese, è iniziato l’intervento di restauro vero e pro- prio su due delle dodici cappelle: la Cappella della Dimora di Maria al Tempio (la quarta del percorso) e la prima, la Cappella dell’Imma - colata Concezione. Un interventoimpegnativo - oltre 330.000 euro il costo previsto - che rientra in un ampio progetto di valorizzazione della conca di Oro- pa e che ha ottenuto il finanzia- mento della Compagnia di San Paolo, a cui si sono aggiunte le risorse messe a disposizione dalla Fondazione Cariplo (eccezional- mente impegnata fuori dal suo tra- dizionale ambito geografico di in- tervento) e dalla banca Simetica di Biella. Così, da febbraio, la “Dimora di Maria al Tempio” è nelle mani del restauratore novarese Claudio Va- lazza - già autore di interventi ana- loghi nei Sacri Monti di Orta e Varallo - e della sua giovane col- laboratrice Samanta Battioni: a lo- ro il difficile compito di ripristi- nare statue e dipinti, ripulendo e recuperando le parti danneggiate e riportandole, dove possibile, alla situazione originale. A poco a poco, ecco dunque rie- mergere, sotto strati di malaccorte riverniciature, i cromatismi deli- cati dei volti, i dettagli elaborati degli abiti, le acconciature, tutte diverse tra di loro, le espressioni dei personaggi, l’incarnato roseo dei paffuti cherubini… tutta l’ar te del plasticatore Pietro Giuseppe Auregio che, intorno al 1660, rea- lizzò le oltre cento statue che po- polano la cappella. E, a far loro da sfondo sulle pareti e nella piccola cupola, ecco riaffiorare i raffinati trompe l’oeil di Giovanni Galliari, pittore e scenografo del primo Set- t e c e n t o. «Sulle statue abbiamo trovato al- meno tre ridipinture (nelle parti inferiori, quelle più rovinate dal- l’umidità di risalita, anche quat- tro): la prima del 1861 e poi quelle, veramente devastanti, del 1930 e del 1968: l’ultima, in particolare, ha ricoperto tutte le statue del Sa- cro Monte con vernici industriali, tipo quelle che si usano in cucina, alterando completamente i colori, e tutti i volti sono diventati gialli, sembrano cinesi…», spiega Clau- dio Valazza. «Le ridipinture ave- vano lo scopo di nascondere le parti rovinate ma quasi sempre erano fatte male, da ‘imbianchini’ più che da pittori: quindi, come abbiamo già fatto sopra, con una cinquantina di statue di cherubini, toglieremo tutto e recupereremo l’originale. Non stato facile arri- vare a questa decisione: spesso, come è accaduto a Varallo, la So- printendenza preferisce mantene- re le ridipinture, considerandole parte della ‘storia’ del sito. Ma secondo me è importante anche quello che alla fine si mostra al pubblico e, soprattutto, al com- mittente: poco ma buono, meglio l’originale, anche se rovinato, piut- tosto che questi pasticci…». I tempi del recupero non saranno brevi: terminato il restauro della volta, a settembre verranno rimos- si i ponteggi e poi ci si dedicherà alle pareti della parte inferiore, poi alle statue, e infine ai serramenti, sostituendo le pesanti reti in modo da rendere visibile la decorazione anche dall’esterno. Un intervento analogo toccherà alla prima cap- pella, quella dedicata alla Imma- colata Concezione. Un lavoro cer- tosino, ma Maria, le fanciulle e i cherubini potranno mostrare il lo- ro vero volto all’importante ap- puntamento del 2020, la quinta incoronazione della Madonna di Oropa. l Simona Perolo LA CAPPELLA IN RESTAURO In alto, l’interno della cappella della Dimora di Maria al Tempio (la quarta del percorso) su cui è in corso il restauro. Qui sopra, a sinistra le diverse ridipinture subite dalle statue del Sacro Monte: metà del volto è stata riportata alla delicata tinta originale, sull’altra resta la ridipintura del 1968; a destra i cherubini appena restaurati sulla volta della cappella IL SACRO MONTE DI OROPA Pellegrinaggi a km 0, tra fede e paesaggio La ‘Terra Santa casalinga’ targata Unesco Il marketing turistico non è u n’invenzione recente: già nel 1500, quando i pellegrinaggi in Terra Santa - praticati dal IV secolo fino a tutto il Medio Evo - diventano pericolosi e troppo costosi, si inizia a pen- sare a “destinazioni sostituti- ve ” che consentano ai fedeli di acquisire, senza mettere a re- pentaglio la propria vita, un’in - dulgenza analoga a quella che si poteva ottenere con il rituale viaggio a Gerusalemme. Così, come “sur rogati” della Pale- stina, capaci di attrarre i flussi di turismo devozionale, tra il 1500 e il 1600 vengono eretti i sacri monti: gruppi di cappelle, decorate con dipinti e statue, che raccontano diversi aspetti della storia sacra. Il loro valore non è solo simbolico e religio- so, ma anche paesaggistico: sono infatti collocati in am- bienti naturali di pregio quali monti, colline, boschi, laghi. Per questo nel 2003 l’Unesco ha iscritto nella Lista del Pa- trimonio mondiale i “Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia”: 9 siti, di cui 7 in Piemonte (Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta e Varallo) e due in Lom- bardia (Ossuccio e Varese). Ol- tre godere del prestigioso ri- LA MAPPA Le 12 cappelle del Sacro Monte di Oropa conoscimento Unesco, i 7 Sa- cri Monti Piemontesi sono sta- ti inseriti nel sistema della Aree protette della Regione, che ne ha consentito la con- servazione storico-artistica e la tutela dell’ambiente circo- s t a n t e. Il Sacro Monte di Oropa, co- struito tra il 1620 e il 1720, è costituito da 12 cappelle po- polate di statue di terracotta policroma dedicate alla storia della vita di Maria. Diversa- mente da altri siti, dove furono le famiglie nobili a sostenere la realizzazione del complesso religioso, qui - seppure con il rilevante intervento del duca di Savoia - furono le comunità parrocchiali o i rioni della città di Biella a finanziare le opere, alla cui decorazione parteci- parono artisti di grido dell’e- poca: nei primi decenni del Seicento, la bottega dei plasti- catori valsesiani D’Enrico, nel secondo Seicento e primo Set- tecento Bartolomeo Termine e Agostino Silva, poi i plastica- tori Pietro Giuseppe e Carlo Francesco Auregio e, nelle de- corazioni murarie, il pittore e scenografo Giovanni Galliari. La cappella attualmente in fase di restauro è quella con- trassegnata dal numero 4, la Dimora di Maria al Tempio, realizzata a partire dal 1662 su commissione della Comu- nità di Pralungo. L’elegante edificio cilindrico, con quat- tro piccole absidi, ospita oltre un centinaio di statue, opera di Pietro Giuseppe Auregio che, per quello che può essere considerato uno dei suoi ca- polavori, percepì la ragguar- devole (per l’epoca) cifra di 4.521 lire. La scena rappre- senta una giovanissima Ma- ria nel Tempio di Gerusalem- me, seduta al tavolo da lavoro con un gruppo di donne e fan- ciulle intente a cucire, filare, ricamare, cardare la lana, leg- gere. Una corona di angioletti si affaccia dal cornicione po- sto alla base della cupola af- frescata e alcuni, in ardite e spericolate posizioni, gioca- no guardando la scena sot- t o s t a n t e. Nel 1711 Giovanni Galliari, esponente di un’abile fami- glia di scenografi, decorò le pareti con pregevoli prospet- tive di balaustre, decorazioni floreali e trompe-l’oeil, che dilatano lo spazio dell’e d i f i- cio e delle sue quattro absidi. l S.P.