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& ARTI
VITA
Eco di Biella | LUNEDÌ 4 SETTEMBRE 2017
RASSEGNA MUSICALE Domenica, alle ore 15.30
Gli “Itinerari Musicali” a Oropa:
Beethoven al Giardino Botanico
Proseguono gli appuntamenti previsti in calendario, per la
quinta edizione degli “Itinerari Musicali” nella Rete Mu-
seale Biellese. Serie di incontri dedicati alle note e orga-
nizzati nelle diverse cellule museali biellesi.
Il decimo evento o itinerario musicale è previsto per do-
menica - 10 settembre - alle ore 15.30. Location di stavolta
Oropa Santuario, o meglio l’Oasi Wwf Giardino Bota-
n i c o.
Prima, alle 15.30, la visita guidata del sito; poi, alle ore 17,
nella sala convegni il concerto “Suggestioni della natura
nel repertorio per violino e pianoforte”. Protagonisti sa-
ranno Franco Mezzena, al violino, e Stefano Giavazzi, al
pianoforte. Il repertorio che sarà proposto al pubblico con-
ta, invece, musiche di Mozart, Beethoven, Schubert e
Brahms. Ingresso gratuito.
R E S TAU R I Al sacro Monte
Cherubini
e fanciulle
riprendono
l’antico colore
V
ita dura, quella delle sta-
tue e dei dipinti del Sa-
cro Monte di Oropa,
con l’umidità che sale
dal terreno e la pioggia che entra dai
tetti in rovina, con ladri e vandali ad
asportarne le parti più belle, con in-
ferriate e reti ad impedirne la vista e
infine, a dare il colpo di grazia, con
una serie di infelici interventi che, per
camuffare i danni del tempo e delle
intemperie, li hanno alterati con ma-
teriali e colori improbabili.
Dopo che nel 2003 i Sacri Monti di
Piemonte e Lombardia sono en-
trati a far parte del Patrimonio
Mondiale Unesco, è iniziata una
lunga e difficile opera di recupero:
negli ultimi anni, sono state re-
staurate superfici esterne e tetti e
ora è la volta degli interni. Lo
scorso novembre, uno studio co-
noscitivo ha monitorato lo stato di
degrado della parte strutturale,
Valazza racconta
i lavori
alle cappelle
della Dimora
e dell’I m m a co l a t a
pittorica, decorativa e statuaria per
valutarne la situazione e program-
mare gli interventi più urgenti. E
ora, da qualche mese, è iniziato
l’intervento di restauro vero e pro-
prio su due delle dodici cappelle: la
Cappella della Dimora di Maria al
Tempio (la quarta del percorso) e
la prima, la Cappella dell’Imma -
colata Concezione.
Un interventoimpegnativo - oltre
330.000 euro il costo previsto - che
rientra in un ampio progetto di
valorizzazione della conca di Oro-
pa e che ha ottenuto il finanzia-
mento della Compagnia di San
Paolo, a cui si sono aggiunte le
risorse messe a disposizione dalla
Fondazione Cariplo (eccezional-
mente impegnata fuori dal suo tra-
dizionale ambito geografico di in-
tervento) e dalla banca Simetica di
Biella.
Così, da febbraio, la “Dimora di
Maria al Tempio” è nelle mani del
restauratore novarese Claudio Va-
lazza - già autore di interventi ana-
loghi nei Sacri Monti di Orta e
Varallo - e della sua giovane col-
laboratrice Samanta Battioni: a lo-
ro il difficile compito di ripristi-
nare statue e dipinti, ripulendo e
recuperando le parti danneggiate e
riportandole, dove possibile, alla
situazione originale.
A poco a poco, ecco dunque rie-
mergere, sotto strati di malaccorte
riverniciature, i cromatismi deli-
cati dei volti, i dettagli elaborati
degli abiti, le acconciature, tutte
diverse tra di loro, le espressioni
dei personaggi, l’incarnato roseo
dei paffuti cherubini… tutta l’ar te
del plasticatore Pietro Giuseppe
Auregio che, intorno al 1660, rea-
lizzò le oltre cento statue che po-
polano la cappella. E, a far loro da
sfondo sulle pareti e nella piccola
cupola, ecco riaffiorare i raffinati
trompe l’oeil di Giovanni Galliari,
pittore e scenografo del primo Set-
t e c e n t o.
«Sulle statue abbiamo trovato al-
meno tre ridipinture (nelle parti
inferiori, quelle più rovinate dal-
l’umidità di risalita, anche quat-
tro): la prima del 1861 e poi quelle,
veramente devastanti, del 1930 e
del 1968: l’ultima, in particolare,
ha ricoperto tutte le statue del Sa-
cro Monte con vernici industriali,
tipo quelle che si usano in cucina,
alterando completamente i colori,
e tutti i volti sono diventati gialli,
sembrano cinesi…», spiega Clau-
dio Valazza. «Le ridipinture ave-
vano lo scopo di nascondere le
parti rovinate ma quasi sempre
erano fatte male, da ‘imbianchini’
più che da pittori: quindi, come
abbiamo già fatto sopra, con una
cinquantina di statue di cherubini,
toglieremo tutto e recupereremo
l’originale. Non stato facile arri-
vare a questa decisione: spesso,
come è accaduto a Varallo, la So-
printendenza preferisce mantene-
re le ridipinture, considerandole
parte della ‘storia’ del sito. Ma
secondo me è importante anche
quello che alla fine si mostra al
pubblico e, soprattutto, al com-
mittente: poco ma buono, meglio
l’originale, anche se rovinato, piut-
tosto che questi pasticci…».
I tempi del recupero non saranno
brevi: terminato il restauro della
volta, a settembre verranno rimos-
si i ponteggi e poi ci si dedicherà
alle pareti della parte inferiore, poi
alle statue, e infine ai serramenti,
sostituendo le pesanti reti in modo
da rendere visibile la decorazione
anche dall’esterno. Un intervento
analogo toccherà alla prima cap-
pella, quella dedicata alla Imma-
colata Concezione. Un lavoro cer-
tosino, ma Maria, le fanciulle e i
cherubini potranno mostrare il lo-
ro vero volto all’importante ap-
puntamento del 2020, la quinta
incoronazione della Madonna di
Oropa.
l Simona Perolo
LA CAPPELLA IN RESTAURO In alto, l’interno della cappella della Dimora di Maria al Tempio (la quarta del percorso) su cui è in
corso il restauro. Qui sopra, a sinistra le diverse ridipinture subite dalle statue del Sacro Monte: metà del volto è stata riportata
alla delicata tinta originale, sull’altra resta la ridipintura del 1968; a destra i cherubini appena restaurati sulla volta della cappella
IL SACRO MONTE DI OROPA Pellegrinaggi a km 0, tra fede e paesaggio
La ‘Terra Santa casalinga’ targata Unesco
Il marketing turistico non è
u n’invenzione recente: già nel
1500, quando i pellegrinaggi in
Terra Santa - praticati dal IV
secolo fino a tutto il Medio
Evo - diventano pericolosi e
troppo costosi, si inizia a pen-
sare a “destinazioni sostituti-
ve ” che consentano ai fedeli di
acquisire, senza mettere a re-
pentaglio la propria vita, un’in -
dulgenza analoga a quella che
si poteva ottenere con il rituale
viaggio a Gerusalemme. Così,
come “sur rogati” della Pale-
stina, capaci di attrarre i flussi
di turismo devozionale, tra il
1500 e il 1600 vengono eretti i
sacri monti: gruppi di cappelle,
decorate con dipinti e statue,
che raccontano diversi aspetti
della storia sacra. Il loro valore
non è solo simbolico e religio-
so, ma anche paesaggistico:
sono infatti collocati in am-
bienti naturali di pregio quali
monti, colline, boschi, laghi.
Per questo nel 2003 l’Unesco
ha iscritto nella Lista del Pa-
trimonio mondiale i “Sacri
Monti del Piemonte e della
Lombardia”: 9 siti, di cui 7 in
Piemonte (Belmonte, Crea,
Domodossola, Ghiffa, Oropa,
Orta e Varallo) e due in Lom-
bardia (Ossuccio e Varese). Ol-
tre godere del prestigioso ri-
LA MAPPA Le 12
cappelle del Sacro
Monte di Oropa
conoscimento Unesco, i 7 Sa-
cri Monti Piemontesi sono sta-
ti inseriti nel sistema della
Aree protette della Regione,
che ne ha consentito la con-
servazione storico-artistica e
la tutela dell’ambiente circo-
s t a n t e.
Il Sacro Monte di Oropa, co-
struito tra il 1620 e il 1720, è
costituito da 12 cappelle po-
polate di statue di terracotta
policroma dedicate alla storia
della vita di Maria. Diversa-
mente da altri siti, dove furono
le famiglie nobili a sostenere la
realizzazione del complesso
religioso, qui - seppure con il
rilevante intervento del duca di
Savoia - furono le comunità
parrocchiali o i rioni della città
di Biella a finanziare le opere,
alla cui decorazione parteci-
parono artisti di grido dell’e-
poca: nei primi decenni del
Seicento, la bottega dei plasti-
catori valsesiani D’Enrico, nel
secondo Seicento e primo Set-
tecento Bartolomeo Termine e
Agostino Silva, poi i plastica-
tori Pietro Giuseppe e Carlo
Francesco Auregio e, nelle de-
corazioni murarie, il pittore e
scenografo Giovanni Galliari.
La cappella attualmente in
fase di restauro è quella con-
trassegnata dal numero 4, la
Dimora di Maria al Tempio,
realizzata a partire dal 1662
su commissione della Comu-
nità di Pralungo. L’elegante
edificio cilindrico, con quat-
tro piccole absidi, ospita oltre
un centinaio di statue, opera
di Pietro Giuseppe Auregio
che, per quello che può essere
considerato uno dei suoi ca-
polavori, percepì la ragguar-
devole (per l’epoca) cifra di
4.521 lire. La scena rappre-
senta una giovanissima Ma-
ria nel Tempio di Gerusalem-
me, seduta al tavolo da lavoro
con un gruppo di donne e fan-
ciulle intente a cucire, filare,
ricamare, cardare la lana, leg-
gere. Una corona di angioletti
si affaccia dal cornicione po-
sto alla base della cupola af-
frescata e alcuni, in ardite e
spericolate posizioni, gioca-
no guardando la scena sot-
t o s t a n t e.
Nel 1711 Giovanni Galliari,
esponente di un’abile fami-
glia di scenografi, decorò le
pareti con pregevoli prospet-
tive di balaustre, decorazioni
floreali e trompe-l’oeil, che
dilatano lo spazio dell’e d i f i-
cio e delle sue quattro absidi.
l S.P.