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Eco di Biella | GIOVEDÌ 6 APRILE 2017
& ARTI
R ASSEGNA Al Museo del Territorio, alle ore 18
“Città di Terre”: domani incontro
con la critica d’arte Olga Gambari
VITA
Proseguono gli incontri di approfondimento sul tema della
ceramica, proposti nell’ambito del progetto “Città di Terre.
Ronco e il Biellese per la ceramica”, a cura di Bi-Box Art
Space. Il prossimo appuntamento è stato fissato per do-
mani, venerdì 7 aprile, alle ore 18, nella sala convegni del
Museo del Territorio.
La relatrice della conferenza sarà Olga Gambari, critica
d’arte, curatrice indipendente e giornalista, che introdurrà
il pubblico al tema: “La ceramica come pratica artistica
contemporanea e internazionale. Tradizione e innovazio-
ne”.
« L’incontro - fanno notare gli organizzatori - risulta in-
teressante anche alla luce della recente esperienza di Olga
Gambari in veste di direttore artistico della edizione “Te r -
ra” della città di Castellamonte». Ingresso gratuito.
IL LIBRO Col Garden Club
O RO PA Il giardino
Biodiversità
biellese
in un ettaro
Orti botanici
tra il passato
e il futuro
C
on circa 400.000 specie, il
mondo vegetale rappre-
senta la popolazione vi-
vente più vasta e varia esistente sul
pianeta e - fin dall’antichità - l’uo -
mo ha tentato di collezionare, stu-
diare, rappresentare, catalogare
questo immenso patrimonio natu-
r a l e. caso – ma non basta: il giardino
deve farsi conoscere, deve saper
divulgare, deve trovare nuovi
strumenti di comunicazione e
interazione perché il visitatore
oggi non si accontenta di osser-
vare, di ascoltare, di leggere ma
cerca esperienze, emozioni, una
partecipazione attiva»
Nascono così - tra Medioevo e
Rinascimento - gli orti e i giar-
dini botanici la cui missione, se-
coli dopo, non si è esaurita ma al
contrario si è evoluta ed amplia-
ta: oggi non si tratta più di sco-
prire o di classificare, e neppure
di stupire con piante esotiche o
rare, ma piuttosto di conservare
e proteggere un patrimonio mi-
nacciato, sensibilizzare un pub-
blico sempre più vasto, divulgare
buone pratiche. E poi c’è l’aspet -
to più edonistico: ubicati spesso
nelle città, talvolta nati addirit-
tura dal recupero di aree degra-
date, i giardini botanici rappre-
sentano vere e proprie oasi di
pace, la ricostruzione – se ppure
artificiale – di un equilibrio or-
mai perduto. Ma come nasce una ‘collezio -
ne vegetale’?
«A differenza del passato, quan-
do si puntava ad accumulare una
grande quantità di specie, oggi i
giardini botanici puntano alla
valorizzazione della biodiversità
e alla conservazione delle specie
più a rischio. Nel nostro caso,
abbiamo un nucleo centrale de-
dicato alla flora spontanea lo-
cale che permette al visitatore di
avere un ‘panorama vegetale’ di
tutto il territorio biellese: si può
vedere ad esempio il Citiso di
Zumaglini (Cytisus proteus Zu-
maglini) - che cresce solo in Val-
sessera ed è quindi piuttosto dif-
ficile da vedere nel suo habitat
naturale – accanto alla Campa-
nula excisa, una specie piuttosto
A raccontare questo mondo in
tutte le sue sfaccettature è il libro
‘Orti botanici, eccellenze italiane’, a
cura di Marina Clauser e Pietro
Pavone per Thema Edizioni,
realizzato
dall'Associazione
Nazionale Nuove Direzioni: un
volume articolato, con una co- DAL MEDIOEVO A OGGI La lunga e sorprendente storia degli orti botanici
spicua mole (300 pagine) di con-
tributi di autorevoli protagonisti
del settore, che offre una ricca e
sfaccettata panoramica sul te-
ma, nonché schede illustrate sui
principali orti e giardini botanici
italiani.
Il libro verrà presentato oggi,
alle 16.15, al Circolo Sociale di
Biella dal Garden Club e da Fa-
brizio Bottelli, direttore del
Giardino botanico alpino di
Oropa – al quale il volume de-
dica una scheda - che così de-
scrive la sua esperienza: «Gestire
un giardino botanico è un po’
come gestire un museo. E, come
i musei, anche i giardini botanici
si sono evoluti, non sono più
semplici contenitori di collezio-
ni. L’attività primaria è sempre
quella di conservare il patrimo-
nio – quello vegetale, nel nostro
I Giardini botanici alpini – nati a
partire dalla metà dell‘Ottocento, so-
prattutto in Svizzera e Austria - rap-
presentano una categoria particolare
di orti botanici: specificamente de-
dicati alla flora montana, hanno in
genere – per il contesto particolar-
mente pregevole in cui sorgono – una
spiccata valenza estetica e paesaggi-
stica. In Italia se ne contano 34, di cui
quattro in Valle d’Aosta e uno in
Piemonte, ad Oropa. Il più antico
Giardino alpino italiano è quello di
Chanousia, creato nel 1897 dall’abate
Pierre Chanoux al Colle del Piccolo
San Bernardo.
G B O RO PA Qui e sotto,
due immagini del Gia-
rdino Botanico di Oropa
rara ben presente nella conca di
Oropa, che è diventata il simbolo
del nostro giardino. Poi, dal mo-
mento che anche l’occhio vuole
la sua parte, abbiamo un’area
rocciosa dedicata a specie alpine
di altre zone, come il Papavero
blu dell’Himalaya, il fiore na-
zionale del Bhutan, che vive nel-
le zone montuose dell’Asia, at-
torno ai 3.500 metri: non è facile
coltivarlo fuori dal suo habitat e
infatti il momento della sua fio-
ritura – in genere tra giugno e
luglio – è un evento che attrae
visitatori provenienti anche da
lontano».
Il giardino di Oropa ha appa-
rentemente un aspetto molto
‘naturale’: è proprio così?
«In realtà – prosegue Bottelli – i
giardini botanici sono molto ‘ar -
tificiali’, perché implicano la
convivenza, in spazi ristretti, di
piante molto diverse tra di loro,
che abitualmente vivono in ha-
bitat diversi, a quote diverse, che
hanno bisogno dei propri spazi e
che richiedono cure personaliz-
zate. Questa è la maggiore dif-
ficoltà, sia nella progettazione
che nella gestione del giardino.
Ed è un lavoro che non si vede,
Oggi, alle 16.15,
la presentazione
al Circolo Sociale
dal di fuori…».
Qual è la maggiore difficoltà
che incontrano oggi i giardini
botanici?
«Sempre più ci troviamo a svol-
gere un ruolo importante nel-
l’offerta turistica e, per esserne
all’altezza, dobbiamo poter of-
frire servizi di qualità, a partire
dall’accessibilità per tutti. E pro-
gettare e investire diventa diffi-
cile, quando mancano risorse
certe su cui contare e ci si deve
affidare, per ogni iniziativa, alla
speranza di vincere un bando…
Questo è un po’ il messaggio che
il libro vuole lanciare, facendo
conoscere il mondo affascinante
e complesso degli orti botanici».
l Simona Perolo
La proposta di crearne uno in Valle
Oropa, sogno accarezzato da oltre un
secolo dagli studiosi locali, viene negli
anni ’90 dal Garden Club di Biella e,
nel 1996, il Comune di Biella la rea-
lizza, con la collaborazione di Regione
Piemonte, Provincia di Biella, Fon-
dazione CRB e dell’amministrazione
del Santuario, proprietaria dell’area.
Nel 1998 il nuovo Giardino Botanico
di Oropa viene affidato in gestione al
WWF Biellese, che crea a questo sco-
po la Cooperativa Clorofilla: entra così
a far parte del Sistema delle Oasi
WWF ed è inserito nell’elenco uf-
ficiale delle aree di elevato interesse
botanico della Regione Piemonte.
Il suo simboloè la Campanula excisa
(foto), una specie protetta piuttosto ra-
ra: si tratta di un subendemismo (cioè
Dall’Hortus simplicium alla multimedialità
Un giardino in cui si coltivano piante per scopi
scientifici, quali lo studio, la ricerca, la conser-
vazione o la tutela: il concetto di ‘orto botanico’
(chiamato anche ‘giardino botanico’, se ha ca-
ratteristiche più marcatamente estetiche e pae-
saggistiche) ha una lunga storia alle spalle. Il suo
progenitore è - nel Medioevo - l’Orto dei Semplici
(Hortus simplicium) dei monasteri, cioè un chio-
stro o uno spazio verde recintato da muri de-
stinato alla coltivazione e allo studio delle piante
medicinali: ‘semplici’erano infatti chiamati i prin-
cipi curativi ottenuti direttamente dalla natura.
Durante il Rinascimento, l’attenzione umani-
stica per lo studio scientifico della natura porta alla
creazione dei primi orti botanici annessi alle uni-
versità, dove avvengono le prime attività di spe-
rimentazione, ricerca e diffusione delle conoscen-
ze botaniche. I primi giardini di questo tipo na-
scono proprio in Italia: il più antico tuttora esi-
stente è l’Hortus Cinctus, fondato nel 1545 a
Padova, seguito a ruota dal Giardino dei Semplici
di Firenze. Spesso realizzati da sovrani illuminati
o mecenati, gli orti botanici si diffondono nelle
principali città europee e assumono via via nuove
funzioni.
Dal ‘600 al ‘700, in epoca coloniale, l’interesse per
la flora esotica porta alla realizzazione di grandi
giardini botanici nelle capitali delle terre con-
quistate e, in Europa, alla creazione di giardini di
acclimatazione delle specie allogene, soprattutto
tropicali, grazie alla costruzione di grandi serre di
ferro e vetro. Un contesto ideale anche per lo
sviluppo dell’illustrazione scientifica: giardini e
serre diventano vere e proprie botteghe artistiche
in cui illustratori specializzati raffigurano dal vivo
le piante, con disegni e incisioni che vengono poi
scambiati o diffusi attraverso i sempre più nu-
merosi libri naturalistici.
Un altro strumento che, fin dall’inizio, ha ac-
compagnato gli orti botanici è l’erbario, una rac-
colta di esemplari essiccati che consente di con-
servare nel tempo un gran numero di campioni,
anche provenienti da ambienti diversi: nati come
collezioni private dei singoli studiosi, dal 1600 gli
erbari vengono istituzionalizzati e, in molti casi,
sono ancora conservati presso i rispettivi giardini
botanici. Verso la fine del Novecento, la crisi
ambientale assegna agli orti botanici nuovi e im-
pegnativi compiti, in particolare la protezione di
specie minacciate e la conservazione della bio-
diversità: a questo scopo non solo si coltivano e si
riproducono le specie vegetali a rischio all’inter no
del proprio spazio protetto (conservazione ex situ)
ma si svolgono anche attività di tutela delle piante
nel loro habitat originario (conservazione in situ),
oltre ad iniziative quali le banche del germo-
plasma, che raccolgono, conservano e moltipli-
cano i semi. Inoltre, soprattutto negli spazi urbani,
i giardini rappresentano un habitat ideale e pro-
tetto anche per insetti e piccoli animali, che vi
trovano rifugio.
E poiché la conservazione è strettamente legata
alla conoscenza, la funzione didattica degli orti
botanici, rivolta soprattutto ai giovani, si amplia
fino ad includere la divulgazione naturalistica e
l’educazione ambientale ad ampio raggio. D’altro
canto, il crescente interesse da parte del grande
pubblico rende gli orti botanici sempre più im-
portanti dal punto di vista turistico e culturale: veri
e propri musei viventi del patrimonio vegetale,
oltre che luoghi d’incontro e scambio di saperi, in
cui si organizzano mostre, eventi artistici, corsi,
laboratori, conferenze. Oggi, molti orti botanici
sono all’avanguardia nell’offrire modelli di ac-
coglienza e fruizione capaci di soddisfare le esi-
genze dei diversi target di visitatori, in particolare
con attività di ‘interpretazione ambientale’, una
tecnica comunicativa (molto utilizzata nel mondo
anglosassone) capace di trasmettere contenuti
scientifici e sollecitare comportamenti virtuosi in
modo immediato e facilmente comprensibile: ad
esempio, attraverso una segnaletica accattivante,
momenti di coinvolgimento e partecipazione at-
tiva, laboratori, attività di animazione, percorsi
esperienziali capaci di coinvolgere tutti i sensi,
tecnologie multimediali e interattive.
Oggi gli orti botanici ufficialmente censiti in
tutto il mondo sono oltre 3.300, molto diversi per
caratteristiche e funzioni, organizzati in reti a
livello nazionale e sovranazionale. L’Italia è il
paese al mondo che ne conta il maggior numero:
76 sono quelli che fanno parte della Società Bo-
tanica Italiana, la principale rete nazionale, oltre a
numerose reti di livello locale oppure tematiche.
una specie con distribuzione ad areale
ristretto) delle Alpi Occidentali e Cen-
trali, ed è presente in diverse zone della
Valle Oropa, ad esempio nei pressi
della stazione di arrivo della funivia.
Il giardino è ubicato ad Oropa, ac-
canto alla stazione della funivia, a
1.200 m di quota, nel cuore della
Riserva Naturale Speciale del Sacro
Monte di Oropa, area protetta della
Regione Piemonte e dal 2003 Pa-
trimonio Unesco dell'Umanità. Sorge
su una superficie di 10.700 metri qua-
dri, su cui si coltivano oltre 500 specie,
sottospecie e varietà vegetali.
Oltre ad una faggeta naturale che ne
occupa il lato orientale, vi sono rap-
presentati gli ambienti tipici delle
montagne biellesi, come le torbiere
d'alta quota, ed alcune roccere in cui
sono coltivate piante provenienti dalle
catene montuose di tutto il mondo. Il
giardino è aperto da maggio a set-
tembre, con i seguenti orari: dal mar-
tedì al venerdì: 13-18; sabato e festivi:
10-18; luglio e agosto: tutti i giorni,
10-18. Col brutto tempo il giardino
potrebbe rimanere chiuso.
Info: [email protected], www.gboro-
pa.it, Facebook GBOropa, tel.
015.25.230.58 oppure 331.10.259.60.