A PALAZZO FERRERO
Jazz Club, domani gli auguri con Fusè
Il Biella Jazz Club prepara il concerto natalizio“ Songs before Christmas”, ultimo impegno della rassegna proposta quest’ anno. E che si riaprirà il prossimo 10 gennaio, con
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il Valerio Signetto Quartet, per un tributo al saxofonista Phil Woods. In attesa dell’ arrivo del 2017, però, il Biella Jazz propone una serata dedicata gli auguri in vista del 25 dicembre. Questo appuntamento è previsto per domani, martedì 20 dicembre, alle ore 21.30, quando a tornare sul palco di Palazzo Ferrero sarà la cantante milanese Silvia Fusè, |
con Walter Calafiore al sax e la ritmica dello stesso Biella Jazz Club, con Massimo Serra, alla batteria, Maurino Dellacqua, al basso, e Max Tempia, al pianoforte. La serata consisterà in una proposta ispirata al“ repertorio tradizionale natalizio” con divagazioni soul e rock, sempre in tema con le feste. Ma chi è Silvia Fusè? La cantante dal |
1995 milita in diverse formazioni soul e jazz. È voce solista dei Dirotta su Cuba durante il tour 2003 / 2004 e nel singolo“ Legati e liberi”. Vanta collaborazioni con Mario Biondi, Ron, Baccini, Mario Fargetta, ed è stata in tv a“ C r oz z a I t a l i a L a n d” e“ Saturday Night Live”. Il suo primo disco solista,“ Heavenly Love », è uscito nel 2013. |
Entrare, dopo aver abbattuto l’ ultima parete, in una tomba egizia intatta, dopo millenni: una emozione unica, irripetibile, che possiamo oggi rivivere almeno un po’ grazie al lavoro di Ernesto Schiaparelli e dei suoi collaboratori. Della sua lunga campagna di scavi in Egitto, ai primi‘ 900, l’ archeologo biellese ci ha infatti lasciato un piccolo tesoro- oggi custodito nell’ ar- chivio del Museo Egizio di Torino- fatto di note manoscritte, disegni, taccuini, lettere, relazioni ufficiali, documenti di viaggio e, soprattutto di immagini fotografiche. Ne ha parlato venerdì scorso al Museo del Territorio- nella conferenza“ L’ Egitto in posa”- Paolo Del Vesco, curatore del Museo Egizio di Torino, che ha sottolineato la novità dell’ approccio utilizzato dall’ e- gittologo biellese. L’ impiego Nelle foto scattate 100 anni fa le emozioni e le scoperte fra tombe e sarcofagi
della fotografia per documentare i lavori di ricerca archeologica non è- a inizio Novecento- una novità ma Schiaparelli ne fa un uso sistematico, forse anche influenzato dalla passione del fratello minore Cesare, che diventerà un celebre fotografo paesaggista, e dei suoi assistenti Francesco Ballerini e Virginio Rosa.
Così possiamo oggi ripercorrere la Missione archeologica italiana( M. A. I.) in Egitto che, sotto la direzione di Schiaparelli, porterà il Museo Egizio a esplorare- tra il 1903 e il 1920- undici siti diversi, attraverso circa 12.800 negativi su lastra, perfettamente conservati: una raccolta che ci permette di rivivere quell’ esperienza, ripercorrendone cent’ anni dopo luoghi, momenti, emozioni. I soggetti coprono tutte le fasi delle ricerche, a partire dai momenti del viaggio, i paesaggi naturali, i villaggi, i loro abitanti, la vita della spedizione, negli accampamenti in tende militari, a volte collocati negli scavi e perfino nelle stesse tombe. E poi i paesaggi archeologici
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, i siti, le tecniche di scavo, con gli operai disposti in lunghe file e i bambini impiegati nello spostamento dei materiali. E soprattutto i ritrovamenti, dalle tombe appena riportate alla luce agli oggetti, posizionati in set fotografici improvvisati sul campo, le operazioni di imballaggio, il trasporto, a bordo di imbarcazioni in legno.
Il risultato è un diario oggettivo ma anche emozionante, in cui lo studioso lascia spazio allo sguardo del fotografo, capace di cogliere e raccontare attimi irripetibili, come l’ im- magine che immortala il momento in cui un sarcofago viene issato alla luce dalle tenebre di un pozzo funerario: immagine non a caso utilizzata nella locandina della mostra“ Neb Ankh”, ospitata dal 6 novembre al Museo del Territorio biellese e dedicata appunto al
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GLI SCATTI La tomba di Khaemwaset al momeno della scoperta. In alto a destra uno degli apparecchi fotografici usati da Schiaparelli. A lato il ritratto dell’ egittologo biellese |
IL PERSONAGGIO
La missione archeologica |
Nato a Occhieppo Inferiore nel 1856, Ernesto Schiaparelli, dopo studi archeologici all’ università di Torino e a Parigi, ottiene importanti incarichi dapprima al Museo Archeologico di Firenze e poi al Museo Egizio di Torino, di cui è direttore dal 1894 fino alla morte, nel 1928. Agli inizi del Novecento, la collezione egizia di Torino è composta da numerosi oggetti di pregio, tutti però risalenti ai periodi tardi della storia egiziana, dal Nuovo regno in poi. Per colmare le lacune della raccolta torinese, Schiaparelli commissiona dapprima alcuni acquisti mirati e poi si dedica personalmente agli scavi, creando la Missione Archeologica Italiana, patrocinata dall ' Accademia dei Lincei e sostenuta economicamente dallo Stato: alla sua guida, dal 1903 al 1920, conduce in Egitto almeno dodici campagne di scavi, lavorando in siti quali Asyut, Gebelein, Giza, la Valle delle Regine, Deir el Medina, l’ antico villaggio degli artigiani della Valle dei Re: qui riporta alla luce la bellissima tomba dell’ architetto Kha e di sua moglie Merit, ritrovata intatta e colma di decorazioni e oggetti e immediatamente trasportata e ricostruita nel Museo di Torino, dove è tuttora esposta. E gran parte del patrimonio di questo museo, da cui nasce la sua fama internazionale, proviene proprio dal contributo di Schiaparelli, che ne arricchì la collezione con reperti di grande valore. |
grande egittologo. La mostra parte proprio dal racconto fotografico di Schiaparelli, selezionandone le immagini riguardanti la scoperta- di cui si celebra il 110 ° anniversario- della bellissima tomba dell’ architetto Kha e di sua moglie Merit: « Tra le migliaia di foto presenti al Museo Egizio- dice Angela Deodato, conservatrice del Museo- ne abbiamo scelto alcune molto emozionanti, come quella in cui si vede che, dopo aver buttato giù la porta, si trovano tutti questi sarcofaghi buttati lì, ammucchiati l’ uno sull’ al- tro per generazioni … Insom- ma, abbiamo scelto foto che ci consentano di“ entrare” nelle tombe: ad esempio nella valle delle Regine vediamo gli operai che stanno esplorando questa grande area con tutte queste tombe, si vede quello che portavano, come erano vestiti …».
La mostra offre dunque la possibilità di vedere una selezione di questa sterminata raccolta: occasione per il momento unica, perché l’ archi- vio del Museo Egizio, che conserva tutto il materiale, non è per ora accessibile al pubblico, anche se il direttore Christian Greco lavora ad un progetto di scansione delle lastre per renderle disponibili a tutti attraverso il sito web del museo. Ma Neb Ankh non è solo questo: propone infatti un percorso articolato, che si sviluppa attorno alla mummia Taaset- ritrovata da Schiaparelli ad Asyut nel 1908 e, dal 1951, conservata nel museo biellese- ospitando per l’ occasione una statuetta lignea facente parte dello stesso corredo funebre, e include poi una suggestiva full immersion nella tomba di Irynefer, celebre per le spettacolari decorazioni alle pareti e per la rarità delle scene rappresentate, qui riprodotta in scala reale, stampando su tessuto le foto realizzate in loco. Info: visitabile fino all’ 8 gennaio, la mostra prevede ancora due tour guidati: lunedì 26 dicembre e domenica 8 gennaio, alle 16( 5 euro, necessaria prenotazione allo 015-2529345). Orari della mostra: da mercoledì a venerdì 10-12.30, 15-18.30; sabato e domenica 15-18.30; sabato 24 e 31 dicembre, chiusura anticipata alle ore 17; domenica 25 dicembre e 1 gennaio, chiuso; lunedì 26 dicembre e venerdì 6 gennaio, ore 15-18.30, ingresso: 5 euro intero, 3 euro rid o t t o. lSimona Perolo
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