VITA & ARTI
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ECO DI BIELLA LUNEDÌ 4 APRILE 2016
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Dallo sperone del soldato a cavallo alla chiesa nascosta
CASTELLETTO CERVO Ma cos ’ è emerso dai lavori di scavo e analisi , portati avanti dall ’ Upo ? Si tratta , parole di Eleonora Destefanis , di “ sorprese importanti ”: « Innanzitutto , tracce di una presenza insediativa antica dell ’ alto Medioevo , precedente la costituzione del monastero , che emerge da un piccolo impianto di lavorazione dei metalli , nell ’ area del chiostro - spiega l ’ esperta - ; poi , l ’ a- rea funeraria , a nord del monastero , della quale abbiamo scavato una parte e che ha evidenziato la presenza di uomini , donne e bambini di popolazione laica . Quanto al monastero , nello specifico , è stato messo in luce lo sviluppo del chiostro medievale , gli usi e le trasformazioni apportate nel tempo ; nelle gallerie ritrovate , si sono scoperte anche sepolture : noto il ritrovamento di uno sperone di metallo , che doveva appartenere a un uomo di rango elevato , un cavaliere .
Elemento che apre a riflessioni sulle relazioni del monastero con l ’ ester no . Ancora , si è rimessa in luce la seconda chiesa del complesso , che riprende il modello della casa madre di Cluny , è dedicata a Maria e serviva ai monaci malati o morenti o come luogo di funzioni funerarie e commemorative da svolgersi nel cuore del monastero . In Italia , se ne trovano pochissime di chiese simili , e nessuna conservata così bene ».
L ’ EVENTO AL PIAZZO
IL VOLUME
La presentazione pubblica sabato
del paese . Per quanto riguarda invece i reperti rinvenuti durante gli scavi , si tratta soprattutto di materiali di epoca moderna ( dal 1600 in avanti ): « Nei ricetti - spiega Leardi - si rileva in genere una grande povertà di materiali più antichi perché si tratta di siti utilizzati in modo continuativo nel corso dei secoli , dove non si è verificato l ’ accumu - lo di quelle tracce ( oggetti , manufatti , resti di attività , rifiuti ) che , nelle strutture che subiscono un processo di “ abbandono ”, si depositano permettendo oggi agli archeologi di ricostruire e datare la loro storia passata ».
Oltre a questi due metodi di indagine , il lavoro di Leardi ha poi utilizzato l ’ e- same e la digitalizzazione dei documenti dell ’ Archivio storico comunale di Candelo - utile per delineare le fasi costruttive dell ’ insediamen - to - e la ricognizione delle architetture storiche presenti sul territorio comunale ( ad esempio una ghiacciaia , una fucina , i resti di due mulini ): analisi che hanno permesso di confermare l ’ impor tante ruolo dei ricetti come “ fatto - re di successo ” dei borghi medievali , capaci di attrarre popolazione e quindi di determinare l ’ egemonia delle comunità che li erigevano , a danno di altri nuclei abitati .
Questo approccio multidisciplinare ha così consentito , incrociando diverse fonti documentali , di fare il punto delle conoscenze sul tema e di aggiungere nuovi tasselli alla comprensione di un fenomeno che ha fortemente caratterizzato la storia e la geografia del nostro territor i o . lSimona Perolo
CASTELLETTO CERVO / UN LIBRO RIPERCORRE STORIA E SCAVI ARCHEOLOGICI 2006-14
Il monastero del cavaliere errante
Quanti rilievi ha visto eseguire , sotto la sua ombra , il monastero ritrovato di Castelletto Cervo ? Quante persone , tra il 2006 e il 2014 , si sono avvicendate tra le sue strutture , presenti o re-immaginate ? E , alla fine , cosa si può raccontare di lui , quali informazioni mettere assieme che vadano oltre quel che l ’ occhio nudo , oggi , può cogliere del suo antico eco ?
Sopra , alcune immagini del sito di Eleonora Destefanis , Giorgio Viazzo e Nicola Pozzato
Un volume , nella storia del monastero cluniacense di Castelletto Cervo - che appartiene , sin dalla fine d e ll ’ undicesimo secolo , a uno degli ordini monastici più diffusi e potenti del Medioevo europeo - mancava . Ecco perché l ’ u s ci t a di una raccolta di studi , condotta sulla base del lavoro eseguito da esperti coordinati dal Dipartimento di Studi Umanistici dell ’ Università del Piemonte Orientale , segna un nuovo capitolo della riscoperta e valorizzazione del sito . Un capitolo , quello rappresentato da “ Il priorato cluniacense di Castelletto Cervo . Scavi e ricerche 2006-2014 ” ( Firenze , Edizioni all ’ Inse - gna del Giglio , 2015 ), che porta anche il titolo di “ re - s t it u z io n e ”; come spiega Eleonora Destefanis , ricercatrice di Archeologia cristiana e medievale di Upo , nonché la sua curatrice : « La pubblicazione restituisce al territorio i risultati di questo lavoro , che si fa fruibile per la collettività . Nel volume ci si addentra nelle operazioni di restauro e di ricerca archeologica , alle quali si unisce una prospettiva storica , che contempla una descrizione dettagliata fino ai giorni nostri , o meglio fino al ventesimo secolo ». E sarà proprio l ’ oggi , infatti , a diventare momento di presentazione del volume , già illustrato a Vercelli e atteso a Biella per sabato , 9 aprile . Appuntamento alle ore 10 , nell ’ auditorium di Palazzo Gromo Losa , e , a seguire , alle ore 15 direttamente al monastero , per la visita sul campo .
Tra scavi e analisi . Un piccolo salto all ’ indietro ci
Dice la curatrice : « Così restituiamo quanto fatto tra il 2006 e il 2014 »
riporta al 2006 e , precisamente , al progetto Alfieri lanciato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino . Oggetto : l ’ edilizia storica connessa alle vie di transumanza , localizzabili tra alta pianura vercellese e le montagne biellesi , e nella quale il complesso monastico di Castelletto ben si inseriva , con uno sguardo diretto al mondo transalpino , per il suo legame con Cluny e la Borgogna . Esemplare unico in Piemonte : « Il monastero di Castelletto ci ha colpito da subito , era un sito ai margini , su di esso erano state fatte pubblicazioni importanti ma ridotte . Sapevamo che aveva grandi potenzialità : era un priorato principale nella nostra regione », aggiunge Eleonora Destef a n i s . « Abbiamo , quindi , proceduto in tre fasi : lo studio dei documenti scritti d ’ a r- chivio , la raccolta dei dati disponibili e un progetto di ricerca specifico sulle strutture del sito , ovvero scavo e analisi delle architetture ancora esistenti . Operazioni che sono state preparazione alle scelte del successivo restauro ».
Sono 43 gli autori del volume sul priorato dei Santi Pietro e Paolo , pubblicato con il contributo
“ Il priorato cluniacense di Castelletto Cervo . Scavi e ricerche 2006-2014 ” è il titolo del libro che verrà presentato sabato , 9 aprile , alle ore 10 , a Palazzo Gromo Losa .
della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella . Tra di loro , geologi , archeologi , ingegneri , chimici , fisici , storici e storici dell ’ ar te . Ma anche grafici e fotografi , ai quali si deve una galleria di immagini con ricostruzioni tridimensionali . Tanti quanti , insomma , i profili dei professionisti che hanno lavorato attorno all ’ avancorpo della chiesa di Castelletto , che è stata anche “ c an ti er e -s cu ol a ” pe r molti universitari . Sono stati loro il “ braccio ” di un progetto che ha contato sul supporto di diversi soggetti : Comune e parrocchia di Castelletto Cervo , l ’ Ufficio beni culturali e architettonici dell ’ Arcidiocesi di Vercelli , le Soprintendenze competenti , persino il Politecnico di Torino .
Sul futuro . « L ’ idea , ora , è quella di continuare con la promozione del monastero , che è incluso nella Federazione europea dei 180 siti cluniacensi - conclude Eleonora Destefanis - Tra le iniziative , c ’ è la prosecuzione delle visite , già aperte ogni terza domenica del mese ; l ’ av vi ci na me nt o alle scuole , come accaduto con il progetto “ Muse alla Lavagna ” o , ancora , il potenziamento del sito internet di riferimento . Avvicinare i giovani alla pratica archeologica significa preservare un ’ eredità ». lGiovanna Boglietti